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17/11/24 ore

Asili infantili dall’Unità alle Leggi razziali di Giovanna Alatri


  • Elena Lattes

Nel 1861, “in un contesto vulnerabile e degradato”, ovvero il ghetto di Roma, furono istituiti due Asili infantili, uno per le bambine, la Pia Associazione Ez Haim (Albero della Vita) e uno per i maschietti, il Pio Istituto Talmud Torà (Studio della Legge) che vennero riuniti in un’unica organizzazione nel 1874. 

 

A quello stesso anno risalgono le tracce della prima cerimonia pubblica che si svolse al Teatro Argentina alla presenza di numerose autorità locali e nazionali, tra le quali il Sindaco, il Provveditore centrale, il presidente della Banca Romana, Senatori e Assessori municipali e che consistette in una premiazione dei piccoli, “per la prima volta liberi di manifestarsi pubblicamente e di presentare i risultati della propria attività educativa”.

 

Solo nel 1870, infatti, come ben noto, la città fu liberata dal governo pontificio ed annessa al resto dello Stato italiano, con la conseguente emancipazione degli ebrei locali fino ad allora rinchiusi (e vessati) nel ghetto. In quell’occasione, dunque, quattro anni dopo, ufficialmente anche per i bambini venne sancita la parità di diritti riconosciuti al resto della cittadinanza.

 

Da quel momento l’attenzione per l’infanzia crebbe e si sviluppò, sia dal punto di vista educativo che organizzativo: vennero adottati i metodi pedagogici di Friedrich Froebel (introdotto in Italia da Adolfo Pick e leggermente modificato da Vittore Ravà per gli asili ebraici) e successivamente di Maria Montessori.

 

Ad esporne le vicende fino all’alba della seconda guerra mondiale è Giovanna Alatri, in “Asili infantili dall’Unità alle Leggi razziali”, pubblicato da Fefé Editore. Un piccolo volume con una prefazione di Riccardo Di Segni e un’altrettanto approfondita introduzione di Paolo Mieli. Il Rabbino capo della capitale espone sinteticamente i problemi sociali dell’epoca e di come la società si adoperò per affrontarli e risolverli, mentre il giornalista e opinionista, già direttore del La Stampa e del Corriere della Sera, ripercorre la tormentata relazione tra il Papato di Pio IX e la comunità ebraica romana.

 

L’autrice, invece, traccia un percorso parallelo tra le vicende degli asili, di parte della comunità e della città in genere, con quelle della famiglia Alatri che inizialmente più si occupò di essi. In particolare di Rosa Rignano che ne fu ispettrice, di Giacomo, suo figlio, che ne divenne il presidente nel 1876 e che era stato precedentemente consigliere comunale e della Banca di Roma, nonché Deputato alla Camera,  e di Samuele, marito di Rosa e padre di Giacomo.

 

I miglioramenti, tuttavia, non si fermarono con loro, ma proseguirono anche nei decenni successivi: nel 1900 gli Asili Infantili figurarono, “scelti per le loro qualità pedagogico-educative, tra i dieci partecipanti alla Mostra Didattica del Ministero dell’Istruzione allestita all’Esposizione Universale di Parigi. Nel secondo decennio del ‘900 fu costruito un nuovo edificio sul Lungotevere Sanzio che, nonostante tutte le difficoltà del periodo, accolse, durante la prima guerra mondiale, “senza distinzione di culto, ed in via eccezionale, 40 bambini figli di richiamati al servizio militare, oltre a quelli ricevuti normalmente”. L’Istituto venne iscritto anche come socio perpetuo della Croce Rossa.

 

Il successo degli Asili e il fervore patriottico di coloro che se ne succedettero alla direzione caddero, però, nell’oblio con le Leggi Razziali emanate nel 1938 e ancor più con le persecuzioni nazifasciste. Le attività, sospese soltanto nei mesi di occupazione, ripresero a pieno regime a liberazione avvenuta e negli anni Cinquanta l’edificio del primo ‘900 venne sostituito con uno più moderno e funzionale.

 

Il libro, nel quale sono presenti anche fotografie e riproduzioni di documenti e progetti dell’epoca, risulta essere, dunque, una  lettura veloce e scorrevole, consigliabile a chi desidera conoscere alcuni aspetti e avvenimenti meno noti della capitale.

 

 


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