Potrebbe essere il motto di tutti i grandi artisti. Talentuosi, creativi, ribelli. E scontenti, insicuri. Proprio così: mai all'altezza. Dello sguardo del mondo, ma soprattutto del proprio. Il nuovo libro di Veronica Pivetti, solo apparentemente definibile come una biografia della sua fisicità impacciata, del suo corpo “ingombrante” e fuori posto, è in realtà un acuto elogio del potere dell'ironia. Che scioglie i nodi, alleggerisce. E alla fine ci salva, un po' da tutto. Anche da un incendio, nel suo caso. Perché quando il suo appartamento prende fuoco ed ogni cosa sparisce nel giro di poche ore, a rimanere sono soltanto un antro affumicato che un tempo era una casa e la consapevolezza dei ricordi.
Quale miglior occasione, allora, per guardare indietro e ridere un po' di sé? Si inizia dai piedi. Troppo grandi. Troppo grandi per il 1972, sicuramente. Perché portare il 36 a 7 anni non aiuta molto la socializzazione, non c'è dubbio. “Altezza mezza bellezza” è un detto che dev'essere stato coniato anni dopo, quando ormai non mi serviva più – scrive Veronica. Come dimenticare il boato nella sala di danza classica quando l'insegnante chiese a tutte le allieve di pronunciare a voce alta il proprio numero di scarpe? Dire che si sganasciavano tutti, forse, non basta. E poi braccia e gambe lunghe, molto lunghe. Degne, decisamente, del bar di Guerre Stellari più che di un'aula di seconda elementare. E questo è solo l'inizio.
La storia di un corpo inadeguato, che non si adatta agli standard di presunta normalità, diviene l'occasione per lasciar andare inibizioni e vergogna: dal seno inesistente (“toccare per credere”) al look simil-parrucca dei 18 anni, dall'intestino.. al cuore: “Un po' come si faceva quando eravamo piccoli giocando a L'Allegro Chirurgo”. Così, scientificamente, il sorriso attraversa lo spazio, ripensa ai primi innamoramenti e all'uomo ideale che non è mai arrivato, alla famiglia di quando si è bambini e agli amici, di quando si cresce. Agli amori che non hanno limite: i suoi cani, veri principi azzurri che portano felicità senza condizioni (o quasi). E all'happy ending, la sua liberazione: la menopausa!
Fuori dal set, lontana dalle luci e dalle telecamere, Veronica Pivetti trova nella scrittura il suo strumento di verità, viscerale e leggero. Senza censure. Se ne appropria come si fa con qualcosa che ci fa ridere ma che ci coglie di sorpresa, e d'improvviso ogni tassello del tempo è esattamente dove doveva essere: nel posto giusto. “Sublime, il peso dei ricordi”.
Regina Picozzi
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