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16/11/24 ore

Murrina Vasa a Luxury of Imperial Rome di Dario Del Bufalo


  • Giovanni Lauricella

Sin dai tempi remoti l’uomo è sempre stato appassionato degli strani colori che alcuni particolari minerali ci offrono sotto svariate forme e le attenzioni maggiori sono sempre andate ai materiali rari e sopratutto a quelli di cui la natura è maggiormente avara.

 

Questa rarità creava richiesta e conseguentemente commercio dai luoghi di provenienza, una predilezione che nel tempo si è trasformata nei capolavori che oggi conosciamo dai musei dove sono approdate provenendo dalle collezioni di grandi sovrani d’Europa.

 

Tra queste rarità si possono annoverare a buon diritto le antiche coppe romane in Murrha passate alla leggenda per le citazioni in testi antichi che hanno celebrato i Murrina Vasa come se fossero stati gioielli. Per il loro pregio erano riservati all’aristocrazia e ne costituivano uno status symbol: insieme alle porpore, ai marmi e agli objects d’arte provenienti dalle province orientali dell’impero davano la misura dell’opulenza conseguita dalle classi abbienti.

 

Questo perché erano fatti con una rarissima pietra, l’agata, tipo di quarzo che a suo tempo proveniva solo dall’India, che tutt’ora vanta la qualità migliore.

 

Una terra, l’India, da noi tuttora lontana, ma che potete immaginarvi quanto potesse esserlo a suo tempo, con tutto quell’appeal socioculturale che fin dalle conquiste di Alessandro Magno (di cui i Romani si sentivano continuatori) tale distanza poteva comportare.

 

 

Non a caso le leggende ad essa legate e con il fatto che tale materia, l’agata, veniva resa di colore differente con trattamenti termici e di acidi coloranti.

 

Nonostante le tecniche rudimentali di cui si disponeva, venivano costruiti dei forni a perdere dove in recipienti di terra cotta venivano inserite le forme lavorate di agata e colmate di riso o anche miele, completamente ricoperte di legna da ardere e con sopra ancora tanta terra. Esse venivano cotte per giorni fino ad acquistare quel particolare colore caldo che deliziava le bevande degli antichi romani.

 

 

Proprio questi artifici coloristici crearono intorno a queste coppe e agli altri oggetti fatti con l’agata un alone di mistero perché la riconoscibilità della fabbricazione era difficile da scoprire.

 

Nel tempo si aggiunsero altri materiali simili nonché, con lo sviluppo tecnologico, anche il vetro, e così si cadde nel completo caos produttivo.

 

Da questa constatazione nasce l’idea del libro di Dario Del Bufalo, che ha inteso cioè fare il punto sulle questioni suscitate da tutte le teorie che ruotano intorno ai Murrina Vasa e alla storicizzazione delle tazze più famose del mondo.

 

 

Non mancano citazioni di letteratura romana: Properzio, Marziale, Svetonio, Giovenale, Petroio, Stazio, Giulio Capitolino, come pure gli aneddoti degli imperatori innamorati di queste coppe, quali Nerone ed Eliogabalo, ma ricordiamo anche i corpi inceneriti degli innamorati di Ercolano che disperati si abbracciarono per salvare i propri gioielli e una tazza di Murrina.

 

Nell’opera di Dario Del Bufalo vengono repertoriati più di 300 esemplari di vasi sparsi in tutto il mondo nonché la famosa Tazza Farnese, il più grande cammeo esistente al mondo, di arte ellenistico-romana ( Alessandria d’Egitto, III secolo a. C. – Museo Archeologico di Napoli).

 

Alla presentazione del libro di Dario Del Bufalo Murrina Vasa a Luxury of Imperial Rome   edito da l’Erma di Bretschneider, tenutasi martedì 14 marzo, per Bertolami Fine Arts a Palazzo Caetani Lovatelli, sono intervenuti Raniero Gnoli, Vittorio Sgarbi, Roberto Marcucci e lo stesso autore, in una serata che ha visto cospicua la presenza di numerose personalità della cultura e della politica.

 

 

Murrina Vasa a Luxury of Imperial Rome

di Dario Del Bufalo

edito da l’Erma di Bretschneider 

 

 


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