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16/11/24 ore

Spiagge di lusso, di Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni


  • Elena Lattes

Decine e decine di storie, di ebrei sefarditi e di ebrei ashkenaziti, di ebrei italiani e di ebrei stranieri, di “ariani” e di “razza mista” che corrono parallele e a volte si intrecciano. Gente in fuga che trova rifugio e gente che viene intrappolata. Gente che ritorna dall'indicibile inferno e gente che ne viene tragicamente inghiottita.

 

Come si può facilmente immaginare da questa brevissima premessa “Spiagge di lusso” è assolutamente un titolo riduttivo che non rende l'idea di quanto sia ricco e interessante, complesso, ma al contempo scorrevole il lavoro di Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni e pubblicato da Panozzo Editore.

 

Il titolo è ispirato ad uno dei numerosi e forse meno noti provvedimenti antisemiti del regime fascista che costituisce probabilmente l'inizio della ricerca, molto approfondita, riguardante gli ebrei e tutte le persone vittime delle leggi razziali e delle persecuzioni nazifasciste residenti, registrate o anche soltanto di passaggio nel territorio riminese e nelle zone limitrofe.

 

Nel 1938 tra le varie vessazioni imposte, oltre al bando dalle scuole di ogni ordine e grado e da ogni impiego pubblico, venne istituito l'obbligo dell'autodenuncia all'appartenenza alla “razza ebraica”. Immediatamente dopo, nei primi mesi del 1939 agli albergatori e agli addetti di ogni struttura ricettiva presente in Emilia Romagna e in altre Regioni venne “raccomandato” di registrare e segnalare l'”appartenenza razziale” di ogni turista in arrivo.

 

L'estate successiva ai gestori venne chiesto “con discrezione” di mandare via gli ebrei. Alcune spiagge e luoghi di vacanza, insieme ad altre famose località, vennero definiti “di lusso” per precluderne loro l'accesso a la frequentazione. Queste disposizioni acquisteranno sempre più connotazioni drammatiche fino a raggiungere il culmine quando gli ebrei in fuga dalle città bombardate e dalla caccia all'uomo nazista si troveranno di fronte ad ulteriori trappole.

 

Il libro, però, non parla soltanto di questo. Partendo dalle primissime ordinanze, descrive con minuzia di particolari il progressivo inasprirsi delle leggi antisemite, fino a diventare vera e propria persecuzione, degli ossessivi censimenti e schedature che furono il preludio delle deportazioni, dei tentativi di molti di eludere le normative più dure e di altri che, pur di non rinunciare alla loro identità, soggiacerono e ne furono in gran parte travolti.

 

Non omette di citare episodi quasi al limite del grottesco; racconta diffusamente le vicende di ogni singola vittima, e di ogni persona direttamente coinvolta, fino ad arrivare a minuscole biografie familiari; ricorda le azioni coraggiose di quegli “ariani” che si adoperarono per salvare i loro vicini o parenti acquisiti e che hanno ottenuto in seguito il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” e di quelli che invece, approfittando della situazione, si comportarono in maniera impietosa.

 

Leggendo le varie storie individuali si può facilmente comprendere, quasi respirare, il tremendo clima di terrore, di intimidazione, di paradossale burocrazia che attanagliò il nostro Paese in quegli anni. Ognuna a modo suo e in maniera diversa fornisce importanti tasselli di questo puzzle così composito e doloroso e verrebbe la voglia di condividerle tutte, ma la sintesi che richiede un articolo rende questo desiderio praticamente impossibile. Tuttavia due episodi valgono la pena più di altri di essere menzionati.

 

Il primo è il bombardamento del carcere di Rimini che permise a molti internati, fra cui anche donne, anziani e giovanissimi, destinati irrimediabilmente ai campi di sterminio, di fuggire e in molti casi di salvarsi da morte sicura.

 

L'altro, forse il più singolare, è la vicenda di Ulisse Chelli, figlio di madre ebrea, non sposata dal padre “ariano”, che “rivendica la volontà di appartenere alla religione ebraica benché battezzato e ne fa manifestazioni così esplicite che la pubblica sicurezza ne viene informata dal padre stesso”. Lo fa per espressa antipatia verso il regime, nonostante sia consapevole dei rischi – che gli vengono anche ricordati dalle Autorità preposte - che questa dichiarazione comporta.

 

Il Ministero dell'Interno allora comincia a sospettare che il ragazzo insiste così tanto per tentare di eludere il servizio militare. Vengono richiesti i certificati di battesimo di tutta la famiglia e dopo un anno arriva la sentenza definitiva: il giovane è da considerarsi “ariano”, ma anche “di intelligenza inferiore al normale”.

 

Contrariamente a quanto si potrebbe inizialmente pensare, quindi, “Spiagge di lusso” non è soltanto una ricca e condensata raccolta di importanti documenti, testimonianze e fotografie dell'epoca, ma un libro scorrevole e piacevole a leggersi che potrebbe essere adottato, insieme ad altri, come testo di studio per i giovani in età scolastica.

 

 


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