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16/11/24 ore

Talento e musica, il racconto di Virginia Zeani


  • Elena Lattes

Il suo amore per l'Italia nasce ancora prima di sceglierlo come destinazione della sua fuga, poco più che ventenne, dalla dittatura romena. Nel nostro Paese vi è rimasta per quasi quarant'anni, durante i quali si è costruita la sua carriera e la sua nuova famiglia: qui si è sposata, è diventata celebre, è nato suo figlio e, con tanta fatica, è riuscita a portarci i suoi genitori.

 

La sua vita è ora raccontata da lei stessa in una intervista lunga, ma molto piacevole, pubblicata dalla Zecchini editrice: “Canta che ti passa Virginia Zeani Talento e bellezza”.

 

E' un colloquio informale con il giornalista e diplomatico romeno Sever Voinescu, grazie al quale ricostruiscono insieme, alternando le domande e le risposte, non solo la vita della soprano nata a Solovăstru in Romania nel 1925 e tuttora vivente negli Stati Uniti, ma anche l'ambiente, o meglio, gli ambienti intorno a lei, dalla sua infanzia ai nostri giorni.

 

Virginia proviene da una famiglia semplice, mentre frequenta la scuola media superiore entra in un coro per racimolare i soldi necessari a pagarsi le lezioni private di canto. Dopo aver conseguito il diploma, i genitori premono affinché prosegua con l'università, così si iscrive a lettere e filosofia, ma la sua passione è un'altra. A 21 anni vince una borsa di studio per poter andare in Unione Sovietica, ma si imbarca invece per l'Italia, dove conosce Aureliano Pertile che diventa il suo maestro e dopo poco più di un anno dal suo arrivo debutta nella veste di Violetta Valéry della Traviata, personaggio che ha interpretato oltre seicentoquaranta volte e con il quale viene spesso identificata.

 

Sul palcoscenico incontra colui che qualche anno dopo diventa suo marito, Nicola Rossi-Lemeni, anch'egli grande cantante e attore d'opera. A poco a poco la sua fama cresce, grazie al suo perseverante impegno e alle sue doti naturali, così da entrare nel gota dei soprani più noti del nostro Paese e meritarsi l'appellativo di “assoluta” (accanto alla Callas che era la “divina” e la Tebaldi l'”angelo”).

 

Nel 1980, dopo 34 anni di “onorata carriera” italiana, decide di emigrare negli Stati Uniti, dove inizia una nuova vita. Poco dopo, decide, infatti, di abbandonare il palcoscenico e dedicarsi all'insegnamento. Attività che, nonostante l'età, svolge tuttora, seppure in forma privata.

 

Leggendo il “primo libro su di” lei, come lei stessa lo definisce, si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad una persona cordiale e piacevole, priva di malignità, invidia o gelosia, che, nonostante le numerose difficoltà incontrate lungo il corso della sua vita, ha saputo raggiungere i suoi più alti obiettivi, con onestà e lealtà e che, nonostante sia stata una delle più importanti cantanti della seconda metà del Novecento, ha saputo gioire anche delle cose più semplici. Una persona profonda, con grandi capacità empatiche, ma che sa anche scherzare e affrontare gli argomenti più frivoli.

 

Ha una visione religiosa aperta e universalista: “Sono credente. Per me la religione è come una famiglia. Non è importante a quale religione si appartenga, non mi interessa il nome di quella religione. È importante credere che ci sia qualcosa di superiore, di misterioso che è anche dentro di noi in modo infinitesimale, e  ci unisce (...)” e, come si può facilmente immaginare, è anche dotata di un considerevole spirito di adattamento, che l'ha portata a trovarsi bene ovunque abbia vissuto.

 

Grazie anche alla bravura dell'intervistatore, conosciamo non soltanto il carattere e il vissuto della Zeani e della sua famiglia, ma molti retroscena degli ultimi settant'anni europei, le virtù e le debolezze di tanti personaggi famosi, attori, registi, direttori d'orchestra, cantanti e musicisti: da Fellini a Poulenc, da Toscanini a Pavarotti, dalla Masina alla Callas.

 

I lettori vengono accompagnati nei salotti buoni, soprattutto italiani, ma possono respirare anche l'atmosfera della Romania durante e dopo la guerra, il clima del nostro Paese sia politico che culturale e percepire chiaramente le analogie e le differenze fra le varie generazioni e tra i sistemi di studio e apprendimento del canto in Europa e negli Stati Uniti.

 

 


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