Ridere fa bene, anche agli spioni. E l'Intelligence nazionale guadagna ad essere conosciuta meglio, sminando luoghi comuni abitati da vecchi stereotipi di impermeabili e occhiali scuri, donne fatali e personaggi da nave della Filibusta. Il libro di Melanton, Tadashi Koike, Giancarlo Zappoli, Giuseppe Pollicelli e altri, dal titolo I Colori dell'intelligence (editore Nuova Argos, pp. 300, € 19) è un viaggio - fondato ma allo stesso tempo divertente - nel mondo dei Servizi segreti, visti e raccontati con la matita degli umoristi, le pagine di raffinati narratori e i frames di film che hanno fatto epoca.
I Colori dell'intelligence, con selezionati e coraggiosi focus, affronta la sfida dell'ironia per gli agenti segreti, con l'aiuto di alcune firme di prestigio a cui è stato assegnato il compito di esplorare il mondo dello spionaggio, con leggerezza e arguzia. Un racconto originale, scandito con competenza e stile, e fluidificato dall'accattivante alternanza di testi e immagini che permette di mixare nella giusta dose creatività, fantasia e rigore. Il risultato è una miscellanea intelligente di sfumature ben articolate, a disegnare ermeneutiche e attenzioni per un mestiere vecchio come il mondo, e altrettanto essenziale per difendere i confini della democrazia.
L'umorismo e l'ironia, infatti, sono 'agenti' altrettanto indispensabili per un racconto più sereno del mondo Intelligence. Si comprende cosi - fa rilevare il testo - che "gli ingiustificati pregiudizi e le istintive considerazioni che ci portano quasi sempre a storcere il naso quando sentiamo parlare di 'Servizi segreti' dovrebbero cedere il passo a sentimenti di massimo riguardo e di doverosa gratitudine verso un qualificato e articolato sistema di prevenzione e azione, che è a difesa della democrazia e della nostra libertà".
E così dalla storia alla letteratura, dal cinema al fumetto, queste pagine tracciano la figura dell'agente segreto nel mondo dell'illustrazione, raccontando l'intelligence nella storia (dai tempi delle spie inviate da Giosuè a Gerico, in casa della prostituta Raab), fino al 'Sorrido, ergo sum' di Melanton, che narra l'intelligence nell'umorismo, nella satira e nella caricatura.
Si sfogliano pagine sgranando sorrisi ma soprattutto prosciugando pozzi di incomprensione rispetto a un mondo ancora poco conosciuto, che tuttavia negli ultimi anni - grazie alla rivoluzione del dialogo attuata dall'ambasciatore Giampiero Massolo, direttore del Dis - nella percezione dell'opinione pubblica e soprattutto dei giovani, ha cambiato word cloud passando da un'atmosfera di sospetti a una percezione nuova, di trasparenza e fiducia dei cittadini verso l'Intelligence.
Alberto Pellegrino ci conduce a scoprire la figura dell'agente segreto sulla tavola dell'illustrazione, dallo spionaggio e propaganda di guerra alla fatale Mata Hari, che insieme a Fraulein Doktor ha fatto versare fiumi di inchiostro, richiamando l'attenzione del grande schermo. E ancora da segnalare le storie dei fumetti, con Hugo Pratt e Corto Maltese, Alan Ford e il mitico Gruppo T.N.T.
Interessanti le pagine su 'Letteratura e intelligence, un volo radente', a cura di Tadashi Koike, dal romanzo La Spia di James Cooper ad Egdar Allan Poe, che scolpisce la letteratura di spionaggio con La lettera trafugata. Da Dostoevskij e Conrad si passa a Graham Greene e Leon Uris, dalle spy story si finisce catapultati tra labirinti insidiosi di giochi doppi e tripli, fino alla penna di Ian Fleming e John le Carre'.
A Nazareno Santantonio e Alessandro La Ciura va invece il merito di saper raccontare l'intelligence nel lungo cammino del tempo, dal serpente della Genesi alle analisi di Sherman Kent, passando per una topologia di volpi e guerrieri che vanno da Ibn Khaldun, già consigliere di Tamerlano e protagonista dell'era di Gengis Khan, all'intelligence al tempo di Cesare, dall'esperienza di Federico II a quella veneziana con le bocche per le denunce segrete. Senza dimenticare Casanova, de Talleyrand e Fouché, gli spioni dopo il crollo del muro di Berlino e la moderna intelligence e il cyber.
"Scudo, prima ancora che arma", come l’ha definita Josè Saramago, la satira - come l'intelligence - costruisce pensieri che cercano di guardare oltre e più a fondo. Un volume che si legge dunque con simpatia, accende curiosità e rimanda ad altri approfondimenti. Pensiero e sorriso sono ancora una volta compagni di viaggio. (red.)
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