di Adriana Dragoni
Nell'Atene antica, per quel suo governo democratico sorto nel V secolo a. C., bisognava, come si sa, essere tutti uguali. E chi non lo era, o, meglio, chi eccelleva sugli altri, veniva fatto oggetto di ostracismo, cioè gli uguali si riunivano in piazza e lanciavano gli ostracon, i sassi e, se questi erano parecchi, si decretava l'espulsione di quell'uomo eccellente dalla città.
Oggi le cose non sono cambiate di molto. Tanto che il sociologo tedesco Helmut Schoeck sulla questione scrisse un libro, “L'invidia e la società”, pubblicato poi, tradotto in italiano, da Liberilibri. Oggi, nella vita civile, chi eccelle sugli altri deve sorbirsi almeno qualche critica speciosa. Cosicché, quando Gerardo Mazziotti ha pubblicato la sua autobiografia (Una vita da irriducibile irrequieto Clean), mormorii sommessi lo hanno accusato di narcisismo.
A prescindere dal fatto che non c'è niente di male che, se uno è migliore di altri, ne abbia consapevolezza, questa autobiografia più che un osanna è piuttosto una rivendicazione della validità delle proprie opere, giacché mi risulta evidente che il professore Mazziotti abbia ricevuto minori riconoscimenti di quanto meritasse. Cito un esempio. Molti sono a conoscenza del libro “La casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo che, edito da Rizzoli nel maggio del 2007, già nel dicembre dello stesso anno aveva venduto più di 1.200.000 copie: era stato molto pubblicizzato dal Corriere della Sera e da altri potenti mezzi di comunicazione nazionali. Un successo enorme di un libro che, forse, ha dato la stura a una campagna di antipolitica, sfociata attualmente con il successo delle Cinque Stelle e ha dato l'avvio ad altre simili pubblicazioni.
Ma l'argomento de “La casta” era stato già trattato, due anni prima, appunto da Gerardo Mazziotti in un libro, “L'assalto alla diligenza”, edito, nel 2005, da Denarolibri, ma nient'affatto pubblicizzato. Un libro che, a suo tempo, recensii, riconoscendone il valore scientifico e letterario. Per di più, noto che, nel 2012, quasi a nascondere questa sua opera, è uscito il libro “Assalto alla diligenza”, con il titolo copiato, senza l'apostrofo, però.
Ma l'autobiografia di Mazziotti questi argomenti non li cita neppure. Cita, piuttosto, le sue opere architettoniche e le questioni relative e, facendo ciò, redige una storia dell'architettura, dell'urbanistica e della politica soprattutto napoletana negli ultimi decenni. Una storia vista da vicino, palpitante di verità. I fatti sono citati con precisione e dovizia di particolari. Una memoria stupefacente, vien da pensare. “Ma ho pescato tutto dal mio archivio.” ci confida onestamente il professore.
“Dagli anni Sessanta ho raccolto via via tutte le centinaia di articoli che ho pubblicati”.
Seguendo queste vicende urbanistiche e architettoniche, il lettore. oltre a esserne informato, può comprendere le problematiche inerenti alla città e che cosa sia urbanistica e architettura, il tutto spiegato con chiarezza da una persona profondamente competente. Per Mazziotti, convinto seguace di Le Corbusier e adoratore del Partenone, l'architettura è la realizzazione della bellezza. La bellezza da lui concepita è quella classica, che, incorrotta, è fuori dal tempo. L'armoniosa proporzione dei volumi di una costruzione dona armonia allo spazio vissuto e partecipa al benessere dei cittadini, donando energia e bellezza alla loro vita.
Mazziotti ha dato prova di essere un valente architetto, un valente scrittore e un valente e indefettibile polemista.
Come architetto, dobbiamo almeno ricordare il restauro di via Caracciolo, le torri cartesiane di Scampia, l'Ospedale di Abomey nel Benin e la sua partecipazione, giovanissimo, alla costruzione della napoletana Mostra d'Oltremare, un vero gioiello, poi degradato e imbruttito dalla mancanza di manutenzione e da interventi inopportuni e di infima qualità. E come possiamo non citare la sua partecipazione alla costruzione dello Stadio San Paolo di cui ancora si duole della copertura eseguita negli anni Novanta, che lo hanno ingabbiato. E Mazziotti denuncia con una certa indignazione che coloro che furono inquisiti per la sistemazione catastrofica di Piazzale Tecchio, la piazza dove si trova lo stadio napoletano, siano stati tutti dichiarati innocenti.
Come polemista Mazziotti non demorde mai, continua cocciutamente nella sua onesta battaglia di verità. Un esempio ne è la sua difesa del territorio di Bagnoli, sul quale si è stesa la mano rapace degli incompetenti e degli speculatori. Non pochi, negli anni scorsi, si sono battuti per questa parte preziosa del territorio napoletano. Molti si sono arresi, di fronte all'inutilità patente della battaglia.
Ma non lui, che ancora, anche in questo suo libro, continua ad affermare la necessità della bonifica del territorio bagnolese e del suo mare con l'asporto della venefica colmata, composta dai rifiuti dell'Ilva, che inquina anche le acque marine. E chiede la distruzione dei vecchi pontili, citando, con forza, la legge del 1996, che impone “il ripristino della morfologia naturale della costa”.
E non ha paura di citare lo spreco di denaro, ovvero la sua sparizione, mentre vigevano enti inutili e parassitari come la Bagnoli s.p.a. e la Bagnoli Futura. Così, nelle sue battaglie, Mazziotti ha continuato e continua ad affermare le sue ragioni, che sono le ragionevoli affermazioni di ogni persona informata e onesta.
Pur se tratta di argomenti importanti, il libro ha una prosa facile, chiara, che rende la lettura scorrevole. E' un libro che si può leggere tutto d'un fiato, come si dice. Vi si trovano anche un pizzico di sagace ed elegante ironia e degli aneddoti inediti e curiosi, come quello di un Giuseppe Garibaldi che impiantò in America una industria di candele, che poi non ebbe fortuna. Cosicché l'Eroe dei Due Mondi se ne venne in Italia a fare la famosa Spedizione dei Mille. Quando si dice il caso...
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