Un ‘mostro’ buono abita le acque di Positano. Il suo nome abita la leggenda: il Pistrice. È raffigurato sul muro del campanile della chiesa grande, circondato da pesci. Divora tutto ciò che gli capita a tiro. Antonio Parlato, grande narratore dell’identità del Mediterraneo, scomparso nel luglio del 2010, gli dedica un libro gustoso e pieno di aneddoti, Del Pistrice immane di Positano. E di altre mostruose creature delle acque (prefazione di Folco Quilici, ed. Stamperia del Valentino, Napoli, pp. 116), che scava nelle profondità della storia e del mito, restituendoci il viaggio di questa creatura degli abissi che ha navigato nelle acque della leggenda.
In queste pagine, scorre con sapienza e stile il volto del ‘Pistrix’, il cetaceo di grandi dimensioni, a metà tra il drago e il pesce, costante presenza nei Bestiari come nei romanzi cavallereschi dell’Età di Mezzo. Si va dalla presenza del Pistrice nella cultura di Postano ai mostri marini nella mitologia classica, dagli altri mari dove il mostro misterioso ama nuotare fino ai pistrici e serpenti di mare, ieri e oggi.
Il lettore inseguirà la coda del ‘mostro’ scoprendo curiosità e memorie che riaffiorano dagli scogli. Un mondo sottomarino che abita le profondità della Costiera Amalfitana, chiave per l’osservazione dei segreti del mare. Raccontati su formelle in ceramica, pietre della memoria, e ora anche da un libro.
Un simbolo, perché – rimarca l’autore – “il Pistrice, al di là del terrore e del fascino che potrebbe indurre, al di là della stessa ‘psicologia del mostro’ dissolta inesorabilmente dalla vita che anima i profondi abissi del mare e che ogni giorno emerge a poco a poco, ci rivela ‘nuove’ verità che hanno tutti i connotati necessari per farci riconoscere e comprendere le antiche tracce”.
Il libro di Parlato vuole perciò essere anche “un contributo, un riconoscimento ad un segno distintivo della memoria pagana e poi di quella cristiana”. Un invito a cercare la sapienza e le radici identitarie di Postano, “di quelle che l’arricchiscono, oltre il sole, il mare, la sua ospitalità e i suoi commerci. Come Flavio Gioia e la ‘invenzione’ della bussola, come Ulisse che lambì Li Galli per ascoltare le Sirene, come i tanti artisti che scelsero Postano per tornare a vivere”.
Gilbert Clavel, drammaturgo e poeta, che a Fornillo trasformò la torre aragonese del Jermano, nel suo concreto sogno di ricerca, pensando che a Postano le divinità pagane, in particolare quelle marine, vivessero ancora, osservava: “Il privilegio di vederle è riservato a pochi. A me è talvolta capitato, nella solitudine notturna della terrazza della torre, di percepire la presenza d’una divinità misteriosa. Altre volte ho visto un tritone o una sirena affiorare brevemente, e brillare tra le onde. S’è trattato però di esperienze rarissime, durate pochi istanti, e che mi hanno fatto tremare…”. (G.P.)
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