Furore è un meraviglioso paese della parte alta della Costa d'Amalfi, a 300 metri sul mare. Un luogo estremo, di angeli e di vento. Gli abitanti sono pochi, meno di settecento, Furore nasce dal mare, da un fiordo che incanta la memoria. Negli ultimi decenni un uomo, Raffaele Ferraioli - che con profonda ansia ha amato Furore - ne è stato mitico sindaco e ha tentato incessantemente di valorizzare questo suo paese cui il mare sembra opporsi, come uno specchio lucente. Nello specchio di quel mare "verticale", è morto l'anno scorso.
RINO MELE
Furore
Apri gli occhi sognando
e continui a vedere la stessa luce,
guardi dall’alto il mare,
poi la vertigine
del cielo, che è un altro mare
tra stesure di azzurro.
Furore corre dinanzi, gioca e sfugge.
La strada è bianca
e si volge a chiamarti: gli uccelli
sempre lontani, i pensieri
che ripeti quando stai per tornare.
Sulla Costa alta,
abitano la bellezza che in se stessa
si specchia
e l’enigma: la misura
che supera la tua mano, il destino
delle cose.
Nella visione,
di una sconosciuta notte solare,
dal suo fiordo inizia
quell'umore
profondo che è la radice di Furore,
la serpe d’aria
della strada
che sale e a volte sembra tornare,
poi svelta scompare
verso l’alto
dove l’azzurro si scioglie nel bianco,
urta i monti,
viene dal mare
e altro mare vuole incontrare.
Il destino di questo paese è sognare,
come Giacobbe le scale,
o sui gradoni
del Duomo di Amalfi una turbata
perfezione. Crudele,
Furore si raddoppia nello sguardo
di chi l’ama:
è un albero d’acqua, puoi sentire
nelle onde l’urlo
delle volpi, il desiderio, il sangue
dei giacinti,
le ninfe che ingannano lo sguardo
e corrono
tra i limoni, i tralci
d’uva, il canto di pietra dei marinai.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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