Il terremoto del 6 febbraio è stato un severo maestro, ci ha ricordato - è una lezione che avremmo già dovuto avere imparato mille e mille volte - che la nostra compulsiva continua violenza, instancabilmente esercitata tra noi, è solo paura d'esser nati: forse per questo - sporcandoci il volto di sangue - continuiamo a uccidere uccidendoci.
RINO MELE
Improvviso cumulo di pietre sul respiro
Ma come hanno fatto migliaia di bambini a morire
senza sapere cosa sia uscir
fuori da se stessi,
precipitare lontani dal respiro?
La notte s’apre in un bagliore che avvampa,
brucia i pensieri,
li converte in spasmi,
gridi furenti salgono dalle radici dell’ansia originaria
e sembra si stacchino
dalle parole, si sfanno nelle pietre.
Aleppo che era già morta, ora torna a morire, nuove
macerie ritrovano
quelle che le hanno precedute: le onde
di una pietrificata lava
scorrono ferme nella ripetizione del male.
Sui monti dell’Anatolia i morti
gridano con la bocca dei vivi, sembra un gioco: i vivi
muti, e i morti che piangono.
La notte del 6 febbraio 2023, gli animali sentirono
il correre cieco del nulla,
il suo inconoscibile vibrare: la notte
aveva una veste
bianca che la luna strappava inorridita:
dai corpi diventati pietra e rena e calce la vita
fuggiva e non smettevano
i continui gridi. Quella notte fredda, il terremoto
s’è sovrapposto alla guerra,
al buio torneo di sangue per crederci eterni.
Quando la terra trema
nel terrore delle pietre che seppelliscono
diventa risibile la superbia
dei soldati intenti a svuotare fragili vite invidiando
il nemico: il vento del respiro, il pensiero,
lo splendore del cielo.
C'era la neve quando il terremoto
ha seppellito i vivi e, vivi, i morti sono rimasti a gridare.
La neve smorzava i suoni, sembrava s'affacciassero
gatti giganti e linci
ad azzannare i bambini che piangevano nel sonno
e chiamavano la madre per essere svegliati.
Tutto s'è fermato
tra due labbra di marmo che non parlano più.
_________________________________
Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
Leggi l'intera sequenza di POESÌ