"Làvere salsis vultum lacrumis" è un frammento dalla "Medea" di Lucio Accio. Nato a Pesaro nel 170 avanti Cristo, fu poeta tragico, ma di lui abbiamo solo avari versi, strazi di parole. Oggi, 21 maggio 2022, ho scritto "Il volto nelle lacrime": ripensavo proprio questo frammento di Accio, un'orma sulla rena prima del frangersi dell'onda.
RINO MELE
Il volto nelle lacrime
"Lavare il volto nelle lacrime", m'insegue questo frammento
del latino arcaico di Accio, è la pioggia
che s'asciuga mentre fitta di veli cade, nel deserto. Corro
intorno a me stesso,
come i cani.
Non abbiamo la forza per rompere lo specchio che ci annega
nel riflesso
su una superficie che non ci appartiene: stiamo bene solo sdoppiati,
nello sguardo di un altro, lontani dal nostro
infelice consistere. Quando, a tratti, dormiamo nel confine di vuoti
sogni, ripetiamo alla notte
la nostra continua richiesta, l'inutile ricerca, sapendo
che oltre noi stessi c'è il nulla.
Tutto è tra due labbra di marmo, che alla fine non parlano più:
se ci fosse davvero un prima e un poi, potremmo
allontanarci da noi, invece
siamo schiacciati
tra due dita come la piccola mosca che da bambini
avevamo catturato e l'amavamo
tanto che non volevamo sfuggisse
mentre stringendo la uccidevamo. Il caldo è feroce, scendono
lumache d'aria dalle pareti, inizia un mormorio afasico, il distratto
lamento, la cerimoniosa
attesa dei morti, con cui nemmeno fingiamo di parlare.
Cos'è la poesia? Questo nostro insistere ad ascoltare? Scriviamo
solo perché
la pagina accolga la parola che
torna: la poesia attende quel ritorno, i materiali rimossi, la colpa
che lacera e disorienta il pensiero:
ci restituisce il nostro volto che avevamo nascosto, la condanna
evitata, ma
è già un primo scontare la pena
quell'abile dimenticare: non serve tagliare, allontanare
da noi stessi
il confuso parlare che ci riguarda,
il ronzio, le api della memoria, la saliva degli insetti,
ed era il tuo pianto.
Moriamo come siamo nati, le labbra che hanno sete.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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