Nel Vangelo dello Pseudo-Matteo (VIII sec.) si parla di leoni e draghi. Durante la fuga in Egitto, Giuseppe e Maria decisero di riposare in una grotta, ma apparvero molti draghi: "Allora Gesù, sceso dal grembo di sua madre, si fermò ritto in piedi di fronte ai draghi, e quelli lo adorarono".
RINO MELE
La fuga
Appena i Magi vanno via s'apre la terra
bruciata dal fuoco
della guerra
dei soldati di Erode. I gridi altissimi
e il sangue
s'attorcono come una scala.
Un angelo aveva ordinato a Giuseppe
di fuggire: s'allontana
in fretta da Betlemme e, su un'asina, nello
squilibrio
dell'impedito cammino,
è seduta stretta Maria - il bambino
nascosto
nelle vesti - lo scialle
verde, la coperta di ruggine che ripara
dal freddo.
Sono usciti fuori dal presepe
tra gli animali
addormentati dalle stelle, l'azzurro
chiaro
della notte, il nero sulla terra
e il sangue, sempre più vicino
dei piccoli, atterriti
tra le braccia nude delle madri.
Più tardi, Gesù,
giocando con altri bambini,
costruirà uccelli con poca creta
e alle fragili ali
insegnerà a
volare. Resta ancora, sulla terra bagnata,
l'orma
lieve delle zampe ad asciugare.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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