Nel 1981 Dacia Maraini scrive una commedia tragica, sorprendente e luminosa, "I sogni di Clitennestra". La protagonista, la regina (ma qui è solo un'ex operaia tessile, a Prato), prima di morire dice: "Ho sognato di essere me. Sogno di essere un'altra. Tra i due sogni non c'è legame. Il sogno mi dà forza. Il sogno mi toglie la forza. Donne dei miei sogni non mi tradite, aiutatemi! Può una morta sognare di rivivere sognando i suoi sogni più mutilati?".
RINO MELE
Clitennestra, e Oreste già morto che l'uccide
La veste azzurra e nera slarga sul soffitto,
vola il suo richiamo: uccidendola, Oreste diventa un figlio muto,
resta a guardare,
vorrebbe tornasse indietro.
Fantasma di sé, vetro nell'acqua,
Clitennestra è costretta nell'amaro fiume dei morti da cui
non sa scampare. A lei, regina di Micene,
il marito Agamennone
con la corona gialla di carta stagnola dei re, e una spada d'aria
sporca di sangue, aveva ucciso la figlia Ifigenia
nel ludibrio della guerra,
L'aveva sacrificata sulle spiagge dell'Aulide: in quell'istante
Clitennestra, nei dolorosi pensieri, l'uccise. Agamennone tornerà
con una principessa schiava,
Cassandra: ma è già morto, la reggia è un tumulo
di cenere in cui entra
come un topo vestito d'oro. Clitennestra
gli fa indossare una veste
da cui la braccia e la testa non usciranno più, mentre gli prepara
un bagno caldissimo, e il vapore che acceca.
Quando l'acqua della grande tinozza diventa sangue, altri
morti si staccano dalla parete, scendono correndo le scale. La storia
di Clitennestra è fatta d'infiniti triangoli,
lei si trova nell'angolo acuto di ognuno, la punta d'un coltello, il vertice
della freccia appena scoccata,
le dita intrecciate che formano nodi.
Oreste aspetta il tempo d'uccidere la madre.
Gira intorno alla reggia, si finge un amico di se stesso: vuole
comunicarle la propria morte.
Come dirle: "Per ucciderti devo prima morire io". I personaggi escono
dalla stessa porta,
che gira sul suo cardine e non può chiudersi più.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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