Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/11/24 ore

POESÌ di Rino Mele. La madre e la morte



Il brano citato (“La morte si china sulla scacchiera e rimette a posto i pezzi. Il Cavaliere guarda oltre la morte, verso il viottolo. Mia sta giusto salendo sul carrozzone, Jof prende il cavallo per il morso e lo conduce verso il sentiero. La morte, presa com’è dalla ricostruzione del gioco, non s’accorge di nulla”) è tratto dal testo di Ingmar Bergman, per Il settimo sigillo, Edizioni Iperborea, 1999, un film di altissimo valore (1957). Sullo sfondo, le parole irrinunciabili dell’Apocalisse: “E quando aprì il settimo sigillo, in cielo fu silenzio. Ma solo per poco. E vidi i sette angeli che stanno dinanzi a Dio, e a loro furono date sette trombe. E venne un altro angelo, e si avvicinò all’altare, si fermò” (qui, nella mia traduzione dell’Apocalissedi Giovanni, Edizioni 10/17, 2002). 

 

 

 

********************************************* 

 

 

 

 

 

 

POESÌ di Rino Mele

 

La madre e la morte

 

L'anima delle cose ha la pazienza degli insetti

sotto il peso della polvere. Gli animali - non hanno mani, gli occhi

aperti come stanze 

in cui ognuno può entrare - non possono prendere 

e conservare: le cose sono

il paesaggio che li sovrasta del grande armadio

del mondo (quello con lo specchio

davanti al quale mia madre

provava un vecchio vestito viola chiaro, sembrava grigio,

con piccole losanghe

nere e bianche, aveva la febbre, le sue mani ardevano

e tutto brucia ancora).

Dietro ogni casa, anche negli appartamenti metropolitani, c’è un orto

che non si vede,

un poco di terra su cui ognuno di noi, bambino, ha scavato

con la zappetta

dal manico rosso (verde quello del rastrello), solo, coi propri fantasmi

e la voce della madre 

che lo chiama piano, se è viva, urlando dolcemente

se a lui s’è nascosta. La morte

si china sulla scacchiera e rimette a posto i pezzi. Il Cavaliere

guarda oltre, verso il viottolo: è una scena

del Settimo sigillo

di Bergman. C’è lo strazio dell’Apocalisse,

che non si può raccontare: puoi immergerti o scappare ma, dovunque, ti

raggiunge quel suono, se una volta appare.

Degli insetti che ci stanno accanto (per strada, perfino in

ascensore, d’estate su un vuoto balcone) non ci accorgiamo.

Come se non fossimo ancora nati

non abbiamo occhi per chi ci sta intorno. Terrorizzati

d’essere guardati, allontaniamo lo sguardo

da chi c’incontra: sorridendo, nelle siepi di frammentati discorsi,

nel fitto parlare che è un pietoso

predisporci alla fuga, sostituiamo

con un pronome il nostro volto che non vediamo. Moriamo nel vento

freddo, tra le mani le dita spezzate di nostro padre.

La madre

non guarda - nello specchio - alle sue spalle, non cerca i figli, sa che

come lei sono morti, l’immagine

si scioglie azzurra nell’aria, ne trema, s’annera nella notte.

 

________________________________________________________

 

 

Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

 

 

 

POESÌ di Rino Mele. La donna delle formiche

POESÌ di Rino Mele. Il muro e il respiro che viene meno

POESÌ di Rino Mele. Quei pastori che l'hanno rapita sono usciti anche loro dal buio della nostra storia

POESÌ di Rino Mele. Vortici e trombe d’aria, prove d’orchestra, della fine

POESÌ di Rino Mele. La povertà crocifissa

POESÌ di Rino Mele. Il puro albero di un orto cui s'impiccò Giuda

POESÌ di Rino Mele. Il feroce colore del ghiaccio

POESÌ di Rino Mele. Il tempo riflesso in uno specchio

POESÌ di Rino Mele. Il disamore del giorno 

POESÌ di Rino Mele. L'animale malato

POESÌ di Rino Mele. La nudità

POESÌ di Rino Mele. Corpo felice

POESÌ di Rino Mele. Geometria del piacere 

POESÌ di Rino Mele. Sea Watch

POESÌ di Rino Mele. Suicidio per attraversare un troppo stretto confine

POESÌ di Rino Mele. La scomparsa di passeri e usignoli

POESÌ di Rino Mele. Il passato remoto in cui naufraga Leopardi

POESÌ di Rino Mele. Lady Sham

- POESÌ di Rino Mele. La parola che risale il futuro