Salvo, un noir italiano, in estrema sintesi, la storia di un killer di mafia che si redime per miracolo. Letteralmente! Il film, con la fotografia di Daniele Ciprì , protagonista il palestinese Saleh Bakri è scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Nel cast anche Luigi Lo Cascio, Giuditta Perriera, Mario Pupella e Redouane Behache.
Una curiosità: il film ha già un distributore francese ma non ancora quello italiano. Diciamo che é lecito sperare nella nostra prestigiosa tradizione.
Una carrellata sulle visioni imperdibili a ridosso della premiazioni.
Ridateci il Pusher numero uno o almeno Walhalla Rising (rispettivamente il primo e l’ottavo film del regista danese). È quel che vien da pensare quando, già a metà film, di un opera si puo’ ormai intuire dove possa andare a parare.Si tratta dell’ultimo e attesissimo film di Nicolas Winding Refn, Only God Forgives, con l’ormai fidelizzato e, forse perché costretto a fare sempre il duro, l’ormai un po’ ammosciato Ryan Gosling.
Ultraviolenza fendente e visceri di killer splatterati al suolo, complici un’accurata fotografia e una sola, grande presenza: quella di una Kristin Scott Thomas che, indiscutibile nel ruolo interpretato,crea una boss del narcotraffico statunitense che piu’ trucida non si può. Quello di cui si dice “una donna con gli attributi”, capace di femmiinilita’ solo quando, sospirando fremente, rimembra le dimensioni intime del figlio minore, assassinato all’inizio della storia per vendicare il suo massacro, previo stupro, di una giovanissima prostitua tailandese.
Più o meno uguale l’impatto dell’altra grande attesa, l’ultimo di Sorrentino. Non è il secondo Divo e neanche un omaggio a Fellini anche se il Maestro aleggia nei personaggi e nella storia (l’Ardant in sostituzione della Magnani del ROMA per dirne una ). Nuove angolazioni fotografiche ripropongono mirabilmente, dal basso all’alto e dintorni, La grande bellezza di Roma ma il discorso del regista è la riconferma, di cose già dette, spesso, più autorevolmente . Unica novità un Verdone convincente, ma non credo nessuno avesse dubbi in proposito, in un ruolo intensamente drammatico.
Per niente scontato invece un Sodeberg che ancora una volta, annuncia il suo ritiro dalla scene ma che,visti i numerosi precedenti in questo senso,non convince nessuno. Almeno a parole perché nei fatti,forte di un gran cast (Michael Douglas, Matt Damon, Dan Aykroyd, Rob Lowe, Debbie Reynolds, Scott Bakula), convince intrattenendo brillantemente anche per merito dell’ottima sceneggiatura sceneggiatura e della ricchezza dei temi (diritti civili, questione omosessuale, AIDS).
Impeccabile la prova del figlio di Spartacus-Douglas-Liberaceil quale, pur di non deludere il suo pubblico femminile, cela la sua identità sessuale inventando inesistenti conquiste femminili e l’avanzata calvizie sotto un orgoglioso ciuffo presleyano. Se non la palma per il miglior attore, un’Oscar a Los Angeles non glielo toglie nessuno. Magari in coppia con l’altrettanto magnifico Damon.
E le due palme annunciate:
Woody (Bruce Dern), anziano ex alcolista e malandato per un’Alzaimer incipiente, vince, almeno così gli annuncia un volantino, un milione di dollari.
Molto più che una bella cifra. Si tratta, per chi crede ancora, dell’emblematico sogno americano. Come, soprattutto nelle sue condizioni, non cascarci? Insomma nessuno della famiglia riasce a dissuaderlo dal partire immediatamente per Lincoln, luogo a lui caro per nascita,infanzia e giovinezza, in Nebraska appunto, per andare a riscuotere la ricca vincita. Lo accompagna e lo protegge ,anche dalla prospettiva della casa di riposo ventilata dagli altri familiari, il figlio David, peraltro incerto su tutto o quasi, della sua vita. Ma anche dai sogni americani, che piaccia o no, prima o poi ci si risveglia...
Alexander Payne, già due volte Oscar per le sceneggiature diSideways e Paradiso amaro,si trova perfetamente a suo agioin questo road movie in bianco e nero ambientato nel piu’ tipico dei paesaggi rurali. Quello i cui per atmosfere,tempi dilatati, soggetti strampalati e vicende umane si struttura la cosidetta provincia americana. E affronta il difficile rapporto tra un padre troppo duro e un figlio (anzi due, l’altro fa il giornalista) troppo disorientato, che tentano di ricucire un rapporto reso difficile dalla rispettive ferite e viaggiando per la campagna americana trovano le ragioni per riuscirci.
Lunghi, sentiti e meritati applausi per Dern, Woody e la sua storia. Adorabili questi vampiri! Quali? Ma quelli di Jim Jarmusch, naturalmente.
Che sopravviveranno proprio perché,come preannunbciato dal titolo: Only Lovers Left Alive. E che pena gli Zombies,ovvero gli umani,che distruggono la Grande Bellezza,Poesia,Arte in una parola la Qualità del nostro sfortunato pianeta. Adam ed Eve vivono tra Tangeri e Detroit, decadenti di diritto la prima e di fatto la seconda.Si amano da sempre,immortali a loro modo. Con un grosso problema: la difficoltà, nella contemporaneità, di reperire sangue inalterato da droghe o altro. Sono artisti e tra le persone del loro ambiente, va da sé, è quasi impossibile trovare sangue genuino.
Inoltre lui, chitarrista sui generis,estimatore e collezionista di strumenti storici (per appartenenza o fattura) è così depresso da come il mondo sta implodendo che non trova più la vena, pardon, il guizzo creativo al quale la sua musa Eve lo rimanda da secoli. Per danzare, suonare, godere e amare la sua vita da non morto.Ma i vampiri non sono zombies...e la musica è quella di J.Jarmusch e del suo gruppo.
Il vero fenomeno di questa edizione del festival è però La vie d'Adele, ovvero come si nasce e rinasce Donne. Tratto dalla graphic novel di Julie Maroh, “Le bleu est un couleur chaude”, protagoniste le bravissime Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux dirette dal regista franco- tunisino Abddellatif Kechiche. Le due interpreti danno prova di grandi capacità sia nei primi piani con camera fissa sulle emozioni e sui movimenti di ciascuna e delle due, che nelle sequenze lunghe,esplicite (riprese col teleobiettivo, e non si percepisce affatto, per non disturbarne l`azione) in cui nell’ Amore di corpi e anime si incarna il Sublime.Tanto da raccogliere la benedizione dell`attenta critica espressa da Radio Vaticana. Ubi maior...!
E Lucky Red dichiara che il film, che si aggiudica Premio della Critica FIPRESCI,verrà distribuito senza tagli.
Ultimi flash prima dell`annuncio dei vincitori:
Alain Delon e Kim Novak in sala come ospiti d'onore. Come preannunciato, trasgredendo il rigidissimo regolamento del Festival, dal presidente Gilles Jacob, Uma Thurman consegna la Palma d'oro. Ma il vero scoop è che lei farà parte, insieme a Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgrd, Shia Labeuf, e Christian Slater del cast del film pornografico di Lars Von Trier Nymphomaniac.
Vincenzo Basile
__________________________________________________
PALMARES Cannes 2013:
Palma d'oro - La Vie D'Adele di Abdellatif Kechiche
Gran Prix - Inside Llewyn Davis di Ethan e Joel Coen
Pemio alla regia - Amat Escalante per Heli
Premio della giuria - Like Father, Like Son di Kore-Eda Hirokazu
Miglior attore - Bruce Dern per Nebraska di Alexander Payne
Migliore attrice - Berenice Bejo per Le Passé di Asghar Farhadi
Miglior sceneggiatura - Jia Zhangke per Tian Zhu Ding (A Touch Of Sin)
Palma d'oro al miglior cortometraggio: Safe di Moom Byoung-gon
Gran premio e "Prix Rèvèlation dela "Semaine de la Critique" -SALVO diFabio Grassadonia e Antonio Piazza.
Menzione speciale al cortometraggio: Hvalfjordur (Whale Valley / Le Fjord des Baleines) di
Gudmundur Arnar Gudmundsson
Camera d'Or: Ilo Ilo di Anthony CHEN (Quinzaine des Réalisateurs)
A Cannes 2013 i primi cento anni del Cinema Indiano di V.B.
Cannes 2013. Si fa presto a dire "scandalo”! L'amaro Ozon di Jeune et Jolie e il Miele della Golino di V.B.