Dal 2014 gli agricoltori filippini potranno coltivare il riso geneticamente modificato per accumulare beta-carotene, precursore della vitamina A necessaria per le funzioni visive e le difese immunitarie. A renderlo possibile sarà una nuova sperimentazione che consentirà ai singoli agricoltori di beneficiare dell'intero raccolto.
La notizia arriva dopo anni di polemiche e dibattiti tra i sostenitori del Golden Rice – questo il “nome di battaglia” dell'ogm in questione – e chi di riso geneticamente modificato non vuol proprio sentir parlare, sia per questioni di tipo ideologico, sia per i dubbi sollevati sui rischi per la salute umana associati al suo uso a scopo alimentare.
In realtà questa specie geneticamente modificata è stata messa a punto proprio per rispondere al problema della carenza nutrizionale di vitamina A con cui devono fare i conti milioni di abitanti dei Paesi in via di Sviluppo. Un problema che espone la salute di queste persone a gravi rischi: indebolimento del sistema immunitario, problemi alla vista che spesso portano alla cecità e deficit nello sviluppo di ossa, epiteli e organi riproduttivi.
A fare i conti con la malnutrizione sono soprattutto i bambini. Nel caso delle popolazioni la cui alimentazione è basata soprattutto sul riso – come quelle asiatiche - una delle carenze principali è quella di vitamina A. Infatti la parte commestibile del chicco di riso non contiene il beta-carotene indispensabile all'organismo umano per sintetizzare la vitamina A (non a caso viene chiamato anche provitamina A).
Il beta-carotene presente nel riso viene eliminato durante i processi di lavorazione insieme alla crusca. D'altra parte il contenuto di provitamina A nel riso commestibile non può essere aumentato semplicemente evitando queste lavorazioni, perché il chicco non trattato irrancidisce molto più facilmente e non può essere conservato a lungo.
Sulla base di questi presupposti nel 1999 Peter Bayer dell'Università di Friburgo e Ingo Potrykus dell'Istituto svizzero per la tecnologia hanno messo a punto un prototipo di Golden Rice in grado di accumulare beta-carotene nella parte commestibile del chicco, introducendo in esso i due geni mancanti per la produzione di questa molecola. Questi geni non sono né di origine umana, né, più in generale, di origine animale, ma provengono da un'altra pianta, il narciso giallo.
I ricercatori hanno spiegato che un trasferimento di geni comuni da una pianta all'altra come quello effettuato per produrre il Golden Rice è un processo che avviene spontaneamente anche in natura. Questa argomentazione avrebbe dovuto sedare almeno in parte gli animi di chi teme che il Golden Rice possa danneggiare la salute dell'ambiente o quella umana. Tuttavia, anche se questo riso è disponibile dal 2000, solo nel 2008 alcune nazioni (Filippine incluse) hanno iniziato a coltivarlo.
Negli anni, infatti, alle problematiche relative ai possibili rischi per la salute si sono aggiunte anche delle vertenze legali sui diritti associati a una serie di brevetti. Ultimo problema in ordine di tempo un esperimento condotto in una scuola elementare dello stato cinese dell'Hunan, i cui risultati sono stati pubblicati nel mese di agosto sull'American Journal of Clinical Nutrition.
Greenpeace ha accusato gli autori della ricerca di non aver avvisato i genitori degli alunni del fatto che nei piatti dei loro figli fosse servito del Golden Rice. La denuncia ha portato alla sospensione di Shi-an Yin, ricercatore del Maternal and Child Nutrition, National Institute for Nutrition and Food Safety di Pechino coinvolto nello studio. Allo stato dei fatti, però, le conseguenze più gravi sono quelle pagate dallo stesso Golden Rice.
La sperimentazione in questione ha, infatti, dimostrato che il beta-carotene presente nel riso geneticamente modificato è efficace tanto quanto quello somministrato sotto forma di olio nel garantire i livelli di vitamina A necessari ai bambini per mantenersi in salute e svilupparsi correttamente. L'accusa lanciata di Greenpeace fa, però, passare in secondo piano questo risultato positivo, vanificando gli sforzi della ricerca. Atteggiamenti di questo tipo da parte degli scienziati non possono che mettere in cattiva luce gli scienziati stessi e danneggiare chi potrebbe beneficiare delle proprietà del Golden Rice.
Se questa varietà di riso fosse realmente utile, come sembra, al raggiungimento dell'obiettivo che si prefigge - garantire la quantità giornaliera raccomandata di vitamina A attraverso un riso che fornisce da 100 a 200 grammi di beta-carotene -, ogni ritardo nel suo uso a scopo alimentari sarebbe pagato caro e la moneta di scambio sarebbe la salute – e, in alcuni casi, la vita – di migliaia di bambini, come i 500mila che ogni anno diventano ciechi a causa della carenza di vitamina a nell'alimentazione.
Il nome di questo riso non ne rievoca solo il colore dorato dovuto all'accumulo di beta-carotene, ma anche le sue preziose potenzialità nella protezione della salute di chi, come accade nei Paesi in via di Sviluppo, non può garantirsi una buona nutrizione attraverso una dieta variata.
Qui Beyer, Potrykus e la multinazionale Syngenta hanno donato il Golden Rice a scopo umanitario, sottolineando, però, che “la malnutrizione è in una parte più ampia radicata in problemi politici, economici e culturali che non saranno risolti da un'innovazione tecnologica. Tuttavia, Il Golden Rice offre alle persone nei Paesi in via di Sviluppo una scelta valida e accessibile nella lotta contro il flagello della malnutrizione”.
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