A causa di un rapporto sulle condizioni di vivibilità della nuova tendopoli della piana di Gioia Tauro tra i comuni di Rosarno e San Ferdinando, il sindaco di quest’ultimo ha firmato un’ordinanza di sgombero (per mancanza di requisiti igienici sufficienti a garantire condizioni sanitarie adeguate) che se dovesse essere eseguita, a detta dello stesso, farebbe diventare “il ricordo di 3 anni fa niente rispetto a quello che potrebbe accadere se arriviamo con le ruspe”.
Così, tre anni dopo la vicenda di cronaca che ha coinvolto la popolazione autoctona e gli immigrati in una vera e propria guerriglia urbana a causa di una convivenza forzata, talvolta insostenibile, nulla sembra cambiato. Eppure la situazione sarebbe stata ampiamente prevedibile, almeno secondo l’inchiesta sviluppata dal quotidiano 'La Stampa' che ha incrociato interviste ad organi di competenza sul territorio e sopralluoghi in quella che può essere definita una nuova favelas: baracche di lamiera ed eternit e terra pressata a tener su giacigli provvisori.
Un anno fa veniva inaugurata una tendopoli 'modello' con ampie tende, stufe a olio, tv, bagni da campeggio, lampioni, servizio mensa e tanto di presidio medico; associazioni religiose e laiche fornivano assistenza e la corrente veniva pagata dalla Provincia. A questa si aggiungevano altri container, istallati a febbraio 2011, che se non andavano a coprire il numero complessivo dei braccianti stranieri, facevano ben sperare che lo “stato di emergenza” fosse oramai scongiurato.
A giugno però, finiti i soldi della Regione, la tendopoli è stata chiusa; i sindaci di Rosarno e San Ferdinando insieme ad associazioni di controllo hanno scritto a Regione e Governo denunciando il fatto che se non fossero arrivati nuovi fondi la situazione sarebbe precipitata con l’inizio della stagione di ottobre, momento in cui si cercano lavoratori per la raccolta degli agrumi. E così è avvenuto.
Dall’alto è arrivata la conferma della mancanza di danaro da destinare al “ problema Rosarno” e in poche settimane, con l’apertura della nuova stagione, le tende si sono riempite oltre numero, le mense occupate come dormitori e i servizi igienici resi inservibili senza qualunque forma di manutenzione; i nuovi arrivati hanno cominciato a metter su una baraccopoli con mezzi di fortuna ai margini dell’insediamento originario e così anche i bagni sono tornati a cielo aperto. E oggi nella piana, lo stato di emergenza sembra riprendere.
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