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16/11/24 ore

Pizza for Israel



Tutto è nato da un'idea di Massimo La Verde, autore del libro autobriografico “Con la testa sotto la sabbia”, nonché già promotore di alcune iniziative tese all'avvicinamento fra la popolazione italiana e quella israeliana.

 

Dopo una breve consultazione con alcuni amici è partita, con il valido aiuto di Flaminia Sabatello, l'organizzazione di “Pizza for Israel” che, grazie soprattutto all'utilizzo di Facebook ha raggiunto in pochissimo tempo tutta l'Italia e anche oltre: una serata in pizzeria, appunto, per esprimere prima di tutto solidarietà e sostegno in maniera assolutamente pacifica, ma anche per ritrovarsi con gente conosciuta solo sui social network oppure o mai incontrata neanche nel web.

 

Così, dopo un mese di febbrile attività per tentare di mettere tutti d'accordo, giovedì scorso/ieri si sono riuniti contemporaneamente in 5 città italiane: Roma, Milano, Udine, Oristano e Napoli e giovani e anziani, persone di tutti gli strati sociali, di tutte le tendenze politiche, di tutte le provenienze culturali e religiose con un importante denominatore comune: la consapevolezza di un forte aumento dell'antisemitismo mascherato sovente da antisionismo e che sempre più spesso usa quest'ultimo per giustificare incitamenti all'odio e aggressioni contro singoli cittadini.

 

Una pizza tra amici che, come spiegano La Verde e Sabatello, non è solo una “pizzata”, ma l'espressione della volontà di incontrarsi sia per brindare alla vita, come la migliore tradizione ebraica insegna, sia per esprimere un disagio sentito un po' da tutti in seguito agli attacchi nel web prima e al voto, poi, a favore della proposta palestinese in seno all'Onu. “Un voto – prosegue La Verde – che di fatto ha sortito 3 effetti: credito illimitato al terrorismo, sgambetto all'amico Israele ed un bell'assist a chi sul web si è sentito in diritto di tirare fango su Israele...”.

 

Un'occasione, quindi per dimostrare il dissenso verso il proprio governo (l'Italia, ricordiamo, si è unita al voto favorevole) e per dissociarsi dalla violenza di una parte dei nostri concittadini: “Noi, per manifestare – spiega ancora La Verde - non abbiamo bisogno di metterci un passamontagna, un casco... non abbiamo bisogno né voglia di andare con i bastoni a sfasciare le vetrine dei negozi... noi non tiriamo i sassi alla polizia e non diamo fuoco alle macchine e soprattutto non bruciamo nessuna bandiera... Forse questo ci rende poco visibili, poco appetibili, demodé.. forse non facciamo "audience" nei telegiornali... la gente vuole sempre vedere il sangue, vuole guardare e poi indignarsi...e noi questo piacere non glielo concediamo...


Ma noi non stravolgeremo il nostro modo di essere, non ci abbasseremo a questo livello solo per essere mediaticamente appetibili...”.

 

Una serata piacevole, all'insegna dell'amicizia e di un atteggiamento positivo che ha raccolto complessivamente alcune centinaia di persone, considerando, tra l'altro, che a Roma il locale era stracolmo e a Milano addirittura si sono visti costretti a rifiutare le ultime adesioni per mancanza di spazio. Le pizzerie delle cinque città si sono collegate via skype tra loro e con altri intervenuti virtualmente da Paesi diversi, soprattutto da Israele, ma anche dal Portogallo, e dalle Americhe.

 

Un'iniziativa che ha avuto un grandel successo e soprattutto inaspettato per essere una “prima volta”, organizzata in meno di un mese. Soddisfatti sia i “semplici” intervenuti che gli ideatori e i promotori i quali già pensano all'anno prossimo sicuri di un'adesione più estesa e capillare (molte altre città avrebbero voluto partecipare, ma non hanno fatto in tempo) e forti di una maggiore esperienza che non mancherà di dare i suoi frutti.


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