La storia della Lista Amnistia Giustizia e Libertà nel Lazio finisce in farsa. Dopo aver subìto il ricatto di Zingaretti, che ha condizionato l’accordo elettorale fra Pd e radicali all’esclusione nella candidatura dei due consiglieri, Rossodivita e Berardo, meritevoli di aver denunciare il brutto andazzo alla Regione Lazio, dopo il mancato accordo Pannella-Storace e il suo codazzo di polemiche interne ed esterne al partito, la Lista di scopo voluta dal leader storico radicale è andata a sbattere sulle regole di genere poste ipocritamente per le candidature.
In sostanza, la Lista Amnistia Giustizia e Libertà sarebbe composta di troppe donne. Per l’esattezza una femminuccia in più rispetto ai maschietti, in presunta violazione della legge che stabilisce il fifty-fifty tra uomini e donne in lista.
«L'ufficio elettorale centrale ha confermato l'esclusione della lista Amnistia, Giustizia, Libertà dalle elezioni del Lazio» ha detto il candidato presidente della lista, il radicale Giuseppe Rossodivita.
«Finora siamo stati in rispettoso silenzio in attesa della decisione, ma questa è davvero ridicola. È lo specchio del modo di pensare di una magistratura da riformare. Questi funzionari pubblici anziché far votare i cittadini del Lazio, anziché favorire la partecipazione democratica si trincerano in bizantinismi che non hanno alcun appiglio normativo» ha aggiunto Rossodivita.
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