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05/12/25 ore

Il premio Strega, Jef Besos, le diseguaglianze mentali, l'omertà intellettuale


  • Giovanni Lauricella

Qualche tempo fa, il matrimonio di Jeff Bezos, uno degli uomini più ricchi al mondo, ha scatenato un acceso dibattito mediatico e sociale. Tra commenti denigratori, articoli critici, post velenosi sui social e meme irriverenti, l'ostilità ha raggiunto persino gesti estremi: pupazzi con il volto dello stesso Bezos sono stati gettati nei canali di Venezia, contribuendo all'inquinamento in nome della "difesa" della laguna. 

 

Sarebbe stato meglio se si fosse sposato nella sua Albuquerque nel Nuovo Messico e magari povero in canna, non avrebbe scomodato nessuno, invece secondo i critici, il vero peccato di Bezos sarebbe l'accumulo spropositato di ricchezza.

 

Piuttosto che limitarsi a seguire l'esempio di figure come Illy o Soros, o magari opere caritative come quelle di Padre Pio, il fondatore di Amazon avrebbe osato troppo: ha costruito una fortuna enorme, sposato una donna bella e celebrato le nozze nella città più romantica del mondo. Per alcuni, questa è stata una provocazione inaccettabile, una chiara trasformazione di Venezia in un palcoscenico riservato ai milionari.  

 

Però, prima di condannare, è utile ricordare che l'impero di Bezos non è nato per magia né da privilegi ereditali. Tutto è iniziato da un semplice sito internet di commercio online – niente che oggi richieda più di poche decine di euro per essere creato – con un’intuizione semplice ma rivoluzionaria. Bezos ha cominciato vendendo libri come accadeva già con molte case editrici. La differenza? 

 

Non chiedeva agli autori alcun anticipo per la stampa delle loro opere: il costo veniva coperto direttamente dagli acquirenti al momento dell'ordine. In più, i libri ottenevano visibilità globale all'interno del catalogo online. 

 

Una novità rispetto alla situazione comune: molti scrittori, rivolgendosi a editori tradizionali, si trovano spesso a pagare costi anticipati elevati, solo per riempire la casa di scatoloni pieni di copie invendute da piazzare a parenti ormai esausti. Amazon è diventato la potenza globale che conosciamo sfruttando i limiti di un settore antiquato. Invece di aprirsi davvero ai talenti letterari, buona parte degli editori preferisce puntare su testi che garantiscano vendite rapide e sicure, riducendo i rischi economici a scapito della qualità culturale.  

 

Ma questa riflessione porta a un nodo ancora più complesso: quello dell'intelligenza – non quella artificiale tanto discussa oggi, ma quella autentica e scomoda. La vera intelligenza obbliga a osservare e riconoscere disuguaglianze e incongruenze, mettendo in evidenza contrasti profondi che scuotono le basi del politically correct.

 


 

Ed è proprio questo che molti preferiscono evitare: meglio rimanere su terreni già battuti dove il pensiero non rischia mai di approfondire troppo oltre la superficie come si poteva vedere bene alla cerimonia di premiazione del Premio Strega dove Mollicone ha annunciato il “Piano Olivetti” che distribuirà 44 milioni di euro all’editoria.


Soldi per finanziare i soliti perdenti che in maniera indiretta sono gli incassi che come ho spiegato prima farà Jeff Besos negli anni a venire.

 

Fin quando ci saranno le diseguaglianze mentali la povertà non si risolverà. Non avendoli letti non mi pronuncio ne' sul libro premiato ne' sui finalisti perché non me li hanno inviati come è accaduto al ministro Giuli che denunciando il fatto ha forse fatto gioire il pubblico dell'umiliazione inflitta ai rappresentanti del governo.


Il vincitore Andrea Bajani con “L'anniversario” segue la moda dell'intimo familiare come pure è stato “l'Età fragile” di Donatella Di Pietrantonio vincitrice dell'anno scorso, racconti sibillini contro la vita domestica e il patriarcato. Un genere di narrativa che ha preso piede da anni. Mi viene spontaneo dire ma siamo sicuri che alla gente va a impicciarsi di fatti personali di famiglie mai viste e conosciute solo perché sono i problemi intimi dello scrittore? Ma chi è che si va a rileggere il vincitore del 2023 sulla figlia disabile o altri sula stessa angosciosa linea. 

 

Quello che è impressionante è che questi premiati sono la punta dell'iceberg di un fenomeno letterario esteso e gigantesco tutto uguale, di una monotonia asfissiante, si deve spiegare che non sono letture che destano interesse? Non è ovvio come il fatto che si leggono pochi libri e sempre meno se ne acquisteranno? Vi sembra onesto che per garantire una serie di personaggi la letteratura muore?

 

Una cerimonia con slogan “Palestina libera” (secondo il messaggio di Hamas ndr), declamate dall'attrice Anna Foglietta, con la premiazione del libro di Anna Foa per la saggistica “Il suicidio d'Israele” apertamente non solo contro Netanyahu e il suo governo ma anche altro…  e dichiarato alla platea, alla faccia del ministro Giuli (assente nella serata) e del deputato Mollicone, insomma non si è cantato bella ciao ma ci mancava poco…

 

 


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