di Camillo Maffia e Gianni Carbotti
Ci siamo: come si gridava nei film degli anni Sessanta e Settanta che con ironia si rapportavano al miracolo economico, “So' arrivati i soldi!”. E sono europei, come ribadisce in ogni sede la Giunta Raggi che nonostante le critiche trasversali continua a difendere il suo “piano nomadi” e il bando appena varato per attuarlo, sottolineando questo passaggio dell'europeità dei danari giocando sull'equivoco e nascondendosi dietro al malinteso.
Come abbiamo già notato, vi sono dei finanziamenti destinati ai rom in Europa, che il Comune di Roma non ha mai richiesto. I fondi europei pari a 3.800.000 euro di cui parla il Comune provengono infatti dal PON Metro: non si tratta cioè dei soldi che l'Europa ha dato all'Italia per superare i campi nomadi includendo i rom, ma di altri soldi stanziati per investire sulla città e risolvere alcuni dei suoi problemi strutturali.
Con quei fondi una città fatiscente come sta diventando Roma potrebbe realizzare progetti d'inclusione sociale per tutti, che vanno dalle infrastrutture ad interventi di tipo economico, in una Capitale piagata dalle emergenze sociali: non solo i rom, ma anche senzatetto di ogni etnia, migranti e, più in generale, disoccupati. L'esodo delle imprese è stato ormai accertato: solo nel settore farmaceutico sono a rischio tra i 5 e i 600 posti di lavoro. La crisi dei call center di Almaviva ha comportato un mega licenziamento da 1.600 lavoratori. Il Presidente della Camera di commercio Lorenzo Tagliavatti ha recentemente definito Roma “una città dei lavoretti”: la situazione tragica delle infrastrutture, dei trasporti e in generale del degrado in cui verte la città è agli occhi di molti, imprenditori per primi, un fattore determinante.
Una capitale in queste condizioni, dal punto di vista sociale, ben potrebbe invece investire nella realizzazione e nel recupero dell'edilizia pubblica per tutti, nell'inclusione delle migliaia di persone in condizione d'emergenza abitativa, nei servizi per i disabili, per gli ex detenuti e di accompagnamento, com'è stato fatto in altre città italiane, con grande beneficio per tutti i lavoratori, considerato che lo scopo del PON Metro è precisamente quello di “accrescere il livello della qualità della vita dei cittadini attraverso interventi di riconversione e rigenerazione urbana che prevedono anche il coinvolgimento proattivo dei Comuni della cintura metropolitana” e che la città di Roma dispone di 37.770.000 euro di risorse, di cui 9.83 milioni destinati ai servizi per l'inclusione sociale e 3.36 milioni alle infrastrutture per l'inclusione sociale.
Perché dunque spenderne ben 3 milioni e 800 mila, considerato quanto se la passano bene i cittadini con la crisi che, come vedevamo, coinvolge la città in modo particolare, per dare buoni-affitto e incentivi lavorativi all'unica minoranza per cui sono stati già stanziati altri milioni e milioni di euro, sempre europei, mai utilizzati? Non sarebbe stato meglio prendere i quasi dieci milioni di euro e utilizzarli per affrontare i problemi legati all'inclusione sociale di tutti i cittadini, e al tempo stesso rispettare gli impegni presi dall'Italia in sede UE attingendo così all'ampio quadro di finanziamento messo a disposizione per i rom?
E veniamo così al piano nomadi della Raggi, di cui ora è giunto il bando. L’appalto è suddiviso in due lotti, che corrispondono ai due insediamenti che il Comune promette di superare: 1.570.140 euro per La Barbuta e 697.840 euro per la Monachina. Il totale per il fortunato vincitore è di 2.267.980 euro. L'incentivo massimo per ogni nucleo familiare è entro i 10.000 euro per un periodo non superiore a due anni. Per il lavoro la somma massima che l'amministrazione intende investire è pari a 5mila euro, mentre per la casa è di 800 euro al mese.
Insomma, come prevedibile, la solita solfa gattopardesca con cui chi ha governato la Capitale ci ha abituati negli ultimi vent'anni. La Giunta, come quelle precedenti dal 2012 in poi, ribadisce che sta applicando la Strategia nazionale d'inclusione e che intende attingere agli appositi fondi europei, ma né l'una né l'altra cosa corrisponde, a quanto ci risulta, a verità. Per ottenerli, l'amministrazione avrebbe dovuto implementare il documento, ma tale implementazione appare assente.
La Strategia prevede infatti che il Comune convochi un Tavolo amministrativo, in stretto coordinamento con quello aperto presso la Regione Lazio (a sua volta in aperta violazione delle direttive europee), cui partecipino tutti i soggetti chiamati in causa per l'elaborazione di progetti conformi alle linee-guida già varate: Comune, Prefettura, ANCI, le associazioni del settore, ONG per i diritti umani e via discorrendo.
Componente istituzionale sarebbe anche la società civile rom, fatto questo imprescindibile per una corretta applicazione del documento, visto che l'Europa non avrebbe mai fatto passare un progetto per l'inclusione di una minoranza cui viene negato di rappresentarsi. Solo una volta istituito correttamente il Tavolo Roma avrebbe potuto, seguendo l'iter previsto dalla Strategia, rivolgersi all'UNAR affinché “sbloccasse” i fondi strutturali destinati all'inclusione dei rom. Ma la Giunta a 5 Stelle non ha fatto niente di tutto questo.
L'assessore Baldassarre ha convocato un Tavolo “consultivo”, in cui la sola componente istituzionale è l'assessorato stesso, che si è riservato di “consultare” questo e quello decidendo poi di testa propria. Per mascherare infatti la caparbia volontà dell'amministrazione di calare le decisioni dall'alto, i grillini hanno inventato una nuova figura giuridica: gli organi tautologici di Stato, grazie ai quali un assessorato, che fra le sue inviolabili prerogative ha quella di fare delle consultazioni, può istituire un organo che si chiama “Tavolo consultivo” in cui fa quello che era già in suo potere fare.
Analogamente, la recente notizia di un “ufficio di scopo” per il superamento dei campi nomadi è tanto contraria alla Strategia nazionale d'inclusione, che non prevede uomini soli al comando, quanto un altro organo tautologico: l'ufficio sarebbe infatti guidato dall'attuale direttrice del dipartimento Politiche sociali, che in quanto tale deve già occuparsi del superamento dei campi, visto che così ha deliberato la Giunta in data 26 maggio 2017. Nella patria degli enti inutili, il Movimento di Beppe Grillo ha inventato i RibadEnti, ossia enti che ribadiscono faranno quanto era già nelle prerogative dell'ente da cui originano. È l'ennesima dimostrazione di quanto l'Italia avesse bisogno di questa ventata di cambiamento.
Sul piano sociale assistiamo intanto a uno sfacelo crescente, soprattutto nei campi nomadi, da Castel Romano dove le famiglie si sono ritrovate persino senz'acqua a La Barbuta in cui s'appicca ormai quasi un rogo al giorno. È per ora scongiurata la chiusura di Camping River, che sarebbe dovuta avvenire entro il 30 giugno ponendo drammaticamente il problema d'una destinazione per gli abitanti; tuttavia, la recente proroga di tre mesi all'ente gestore, lungi dall'essere risolutiva, nelle intenzioni dell'assessorato preluderebbe a un inserimento in questo Patto di responsabilità che è assolutamente impossibile riesca nell'intento di fornire una sistemazione alternativa agli oltre quattrocento residenti del villaggio attrezzato, che al di là delle criticità vanta un tasso di scolarizzazione nettamente superiore alla media italiana dei campi nomadi: circa il 90% tra i minori, a quanto risulta, e tra i maggiorenni non vi sono soltanto diplomati, ma vi è almeno un laureando.
Ora, essendo i parametri previsti dal Piano estremamente restrittivi, la sua attuabilità scarsa e la sua capacità di previsione evidentemente nulla, a meno di dire il falso non si può negare che su quei circa quattrocento rom soltanto una parte infinitesimale avrà accesso realmente al Piano e troverà, forse, un'altra collocazione; gli altri si sparpaglieranno per la Capitale, da un lato creando ulteriori disagi e degrado, dall'altro interrompendo il percorso d'inclusione sociale. Perciò la verità non è che la Giunta Raggi usa i soldi dell'Europa per l'inclusione dei rom; è l'esatto contrario, cioè non usa i soldi stanziati dall'Europa e va a danneggiare l'inclusione dei rom come si appresta a fare a Camping River.
Che poi intenda utilizzare altri fondi europei, stanziati con altri moventi, per distribuirli ora ai rom che ritiene meritevoli dei buoni-affitto, ora ai dipendenti incaricati di gestire quella che su queste basi è una improbabile inclusione sociale, è un altro paio di maniche.
Ma conviene soffermarsi un istante sui fondi strutturali destinati alla Strategia, che non si traducono nella scarsa lungimiranza d'un buono-affitto, ma in un investimento in tempo di crisi. L'UE nella comunicazione n. 173 del 2011, in attuazione della quale è stato redatto il documento, calcola infatti così il risultato in termini economici di un'inclusione fattiva dei rom: L'integrazione dei Rom non solo apporterà vantaggi sociali, ma produrrà anche benefici economici sia per le popolazioni Rom, sia per le comunità di cui fanno parte. Secondo una recente ricerca della Banca mondiale, ad esempio, la piena integrazione dei Rom nel mercato del lavoro produrrebbe benefici economici stimati, per alcuni paesi, a circa 0,5 miliardi di euro annui. Una maggiore partecipazione dei Rom al mercato del lavoro migliorerebbe la produttività economica, ridurrebbe la spesa pubblica per l'assistenza sociale e aumenterebbe le entrate provenienti dalle imposte sul reddito. Secondo il medesimo studio della Banca mondiale, i benefici fiscali dell'integrazione dei Rom nel mercato del lavoro sono stimati a circa 175 milioni di euro annui per paese. Tutte queste importanti conseguenze economiche e finanziarie dell'integrazione dei Rom potrebbero a loro volta favorire un clima sociale di maggiore apertura alle popolazioni Rom e contribuire in tal modo alla loro rapida integrazione nelle comunità di cui fanno parte.
E non ci vuole grossa consapevolezza delle leggi dell'economia per comprenderlo. Migliaia di persone a braccia conserte dentro un campo nomadi, escluse per ragioni purtroppo note dalle occupazioni regolari, in attesa della borsa-lavoro della cooperativa che ai contribuenti è costata dieci e a loro ha fatto guadagnare uno per qualche mese, in termini economici – sia detto a costo d'esser cinici – rendono poco e costano troppo.
Non conviene a loro e non conviene all'economia del Paese: converrebbe piuttosto che fossero ben inclusi e lavorassero facendo girare il denaro. Perciò l'Europa, che dispone di ampi fondi sociali, decide d'investirci a un patto: che i Paesi membri recepiscano le raccomandazioni e facciano un progetto serio. Ebbene, accade qui che, inspiegabilmente, l'Italia lo fa: nel febbraio del 2012 invia un documento all'Europa, la Strategia nazionale d'inclusione per rom, sinti e caminanti, che tenendo conto delle criticità e rispettando le linee-guida e i parametri indicati dall'UE elabora un percorso fondato su collegialità e trasparenza, per intraprendere il quale si affida a un quadro di finanziamento europeo.
L'Europa accetta di buon grado il mese successivo, ratificando la Strategia. Il nostro Paese, dunque, si trova nel 2012 come un giovane di belle speranze: con un buon progetto e un sacco di soldi in tasca per realizzarlo. Perché allora non lo fa? Per le motivazioni emerse con la operazione “Mondo di mezzo”: sia all'economia italiana che ai rom stessi converrebbe che i rom uscissero dai campi, ma a chi governa città come Roma conviene invece che i rom siano dentro.
-Testo integrale del bando e allegati: link della pagina del Comune