I cittadini chiedono ai loro amministratori che le città siano ricche di verde, con l’aria pulita e con i fiumi, i laghi e i mari balneabili, col traffico automobilistico separato dalla viabilità pedonale e dove l’uso dell’auto privata e la mobilità con i mezzi pubblici siano resi compatibili, chiedono che le città siano protette contro la criminalità diffusa e quella organizzata, che ci sia una reste di servizi sociali efficienti, che ci siano ospedali in grado di soddisfare la domanda di salute e scuole capaci di fornire formazione adeguata al mercato del lavoro, chiedono che nelle città ci siano apparati produttivi ecocompatibili in grado di garantire occupazione e sviluppo e di produrre ricchezza, che ci siano musei, cinema, teatri per il godimento dello spirito e per l’ arricchimento culturale e anche palestre e piscine (ma non stadi del calcio da costruire fuori dal territorio comunale); chiedono che le città siano degne del nostro tempo e che assolvano la funzione di proteggere gli abitanti e, nel contempo, di renderli felici, che è la funzione che, secondo Aristotele, le città devono assolvere se non vogliono logorare il loro fisico, umiliare il loro spirito e mortificare il loro senso ella dignità.
La domanda da fare è se queste richieste vengono soddisfatte dai 285.598 amministratori tra sindaci, vice, assessori e consiglieri che negli 8.112 comuni (dai 33 abitanti di Monterone ai circa 3milioni di Roma) vengono eletti ogni cinque anni. Non penso che si possa rispondere positivamente. Tra l’altro, il fenomeno delle infiltrazioni mafiose ha provocato dal 1991 all’aprile 2016 lo scioglimento di ben 258 amministrazioni comunali e anche quella di Roma è stata affidata a un commissario dopo l’autoscio glimento del consiglio comunale a seguito dello scandalo di MafiaCapitale.
La corruzione è diventata un fenomeno tanto allarmante da indurre il governo a istituire un’Autorità anticorruzione affidata a un magistrato. Nell’ Italia del Ventennio i comuni (si chiamavano municipi dal latino “ munia- doveri” e “capere-assumere” ossia “assunzione di doveri”) erano amministrati dai Podestà (ispirati agli omonimi medioevali e rinascimentali), nominati dai Prefetti ogni quattro anni.
E’ appena il caso di ricordare che le infiltrazioni camorristiche o mafiose e la corruzione erano allora molto più difficili, se non impossibili. Ma quando qualcuno non si comportava secondo certi principi veniva immediatamente rimosso. E veniva sostituito immediatamente con un altro podestà.
Ancora oggi nella civilissima e democratica Olanda le città natali di Erasmo, Van Googh, Rembrandt, Vermeer, Van Wittel sono amministrate dai “burgermeester”, che non vengono eletti dal popolo ma sono nominati dalla Corona. Da secoli. E il fenomeno della corruzione è sconosciuto.e Talchè è mia convinzione che la corruzione e le infiltrazioni mafiose non si contrastano, men che meno si eliminano, emanando una legge. “Facciamola insieme" ha detto uno sprovveduto deputato del M5S. Le leggi ci sono. E c’è anche un’Autorità anticorruzione. Ma non conseguono lo scopo, per un insieme di ragioni.
Perciò penso che basterà trasformare le 16 città capoluoghi di regione,Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Ancona, Perugia, Roma, Napoli, Pescara, Potenza, Bari, Reggio, Palermo e Cagliari, in “città metropolitane”, amministrate da sindaci, vice,assessori e consiglieri eletti dal popolo. Ne consegue l’abolizione delle province, delle comunità montane, delle società partecipate e di altri enti regionali inutili. Il loro compito principale è quello di nominare i “city-manager” per l’amministrazione degli oltre 8mila comuni (da ridurre drasticamente attraverso adeguate fusioni), prelevandoli dai 3,5 milioni di pubblici dipendenti, già a carico dello Stato, competenti e con esperienze amministrative, controllati dai ripristinandi Co.Re.Co. Diceva Deng Xiao Ping “ Non è importante che il gatto sia nero o rosso, è importante che sappia prendere i topi”. E, a differenza dei sindaci, i city-manager i topi li sanno prendere.
Gerardo Mazziotti