Il disegno di legge della Senatrice PD Monica Cirinnà è oggetto di scontro tra i contrari al ddl e i sostenitori del medesimo, sostanzialmente sull’art. 5, quello che prevede la cosiddetta stepchild adoption, per intenderci.
Oggettivamente però si può tranquillamente definire come uno scontro basato sul niente, per via del fatto che il famigerato art. 5 appunto, non spalancherà le porte alle adozioni omosessuali e/o la gravidanza surrogata (pratica vietata in Italia dalla legge n. 40), come si ostinano a dire in continuazione gli esponenti del partito di Alfano e della Lega in particolare, con il solo risultato di creare confusione al cittadino comune, che è già legittimamente deluso di questa nostra politica, in gran parte partitocratica e inconcludente.
Mentre invece si tratta soltanto di salvaguardare il minore, che è nella situazione di figlio biologico di una persona omosessuale, venuto al mondo naturalmente da una relazione eterosessuale avuta in passato o da un matrimonio precedente, nel caso gli venisse a mancare il genitore biologico e non avesse nessun familiare, possa essere preso in carico dal genitore della coppia omosessuale.
In pratica si consente al compagno o alla compagna di poterlo fare attraverso l’adozione. Una garanzia che non mette in discussione nessuno dei presunti principi morali svoltolati soltanto strumentalmente e che possono liberamente essere mantenuti, se si crede siano in contrasto con la propria fede.
- Maledetta Politica – Family Day, quel pretesto inesistente delle adozioni omosessuali (Agenzia Radicale Video)