La battaglia per l'affermazione del diritto ad avere una propria vita sessuale per le persone con disabilità, attraverso l’istituzione anche in Italia della figura dell’assistente sessuale, qualche riscontro positivo l’ha ottenuto. Mi riferisco alla presentazione avvenuta qualche giorno fa al Senato di un disegno di legge per l’assistenza sessuale, che ha come primo firmatario il senatore Sergio Lo Giudice (iscritto tra l’altro all’Ass. Luca Coscioni) e all’attenzione dei media anche se molto limitata, sul tema della sessualità dei disabili, sono stati realizzati, infatti, alcuni servizi televisivi e su carta stampata.
Ciò è potuto accadere sopratutto grazie a Max Ulivieri web-designer distrofico, che lo scorso anno ha promosso una petizione online sull’istituzione dell’assistente sessuale appunto, che ha raggiunto in qualche mese le 5 mila firme e ha costituito sempre l’anno scorso, il Comitato per la promozione dell’assistenza sessuale, sollecitando così il dibattito su questa importante questione.
Indubbiamente la battaglia da portare avanti è ancora lunga e tortuosa perché. Il tema del diritto alla vita sessuale delle persone con disabilità, è ancora considerato un tabù da buona parte della società italiana, poiché permane tuttora il preconcetto demenziale che i disabili sono come “asessuati”e ciò a causa di una certa cultura bigotta e sessuofobica, che nel nostro paese in particolare e ancora presente.
Attualmente le persone con disabilità per dare corpo al loro sacrosanto diritto ad avere una propria vita sessuale, sono costrette a rivolgersi al settore sommerso e non regolamentato (in Italia e anche in altri paesi occidentali) della prostituzione, oppure, se non hanno dei familiari disposti a supportarli su questo importante aspetto della vita di ciascuno, non gli resta che praticare l’astinenza dal sesso, reprimendo di conseguenza il proprio naturale desiderio ad avere una vita sessuale.