Risultavano invalidi in Italia, ma lavoravano a tempo pieno in Svizzera. A pizzicarli è stata la guardia di finanza di Luino nell’ambito di un’inchiesta condotta dal sostituto Procuratore varesino Annalisa Palomba. Quattro sono le denuncie, anche se gli accertamenti si stanno concentrando su almeno 25 casi sospetti.
Le accuse sono molto gravi: indebita percezione di erogazione dello Stato, falso in atto pubblico e truffa ai danni di IMPS e ASL. I quattro, infatti, percepivano regolarmente l’assegno d’invalidità, un importo medio di 250 euro mensili che si aggiungeva agli introiti in franchi più che dignitosi ottenuti in Svizzera.
Tra i casi emerge quello di una 28 enne, che percepiva l’assegno d’invalidata, scoperta mentre rientrava in Italia con ancora indosso la salopette da benzinaia: la giovane era assunta in una catena di rifornimento e dal 2006 avrebbe percepito indebitamente assegni di sostegno della cifra di 26 mila euro circa.
A tutti i denunciati era stata riconosciuta una percentuale d’invalidità oscillante tra il 70 e il 75%. Tutti e quattro beneficiavano del permesso di lavoro di tipo G (quello che serve alla concessione dello status di frontaliere).
Contestualmente però i truffatori dichiaravano all’INPS di non avere alcuna occupazione e/o comunque un reddito non superiore ai 4700 euro l’anno.
Ora sta agli organi preposti mettere alla luce dalla A alla Z questa ignobile vicenda, ma non possiamo non sottolineare, che i responsabili di tale ingiustizia oltre ad aver frodato lo Stato e conseguentemente i contribuenti italiani, hanno dato uno schiaffo morale a quelle persone con disabilità che non hanno nessuna occupazione.