All’incontro commemorativo di Renato Nicolini (Roma, 1 marzo 1942 – Roma, 4 agosto 2012) hanno preso parte dei personaggi che hanno collaborato con il suo assessorato romano. La scena era posta appena fuori dal MAXXI, nell'area scoperta subito dopo i cancelli d'ingresso. Sono state dette tante cose belle e giuste, che prevedibilmente ti saresti aspettato da professori esimi, giornalisti, intellettuali ed artisti di importanza, che abbiamo tutti ascoltato con interesse benché il numero dei presenti non fosse all'altezza dell'evento.
Se solo avessero partecipato tutti i pittori presenti nella collettiva per Nicolini ci sarebbe stata una presenza maggiore: il fatto era che molti di loro non c'entravano niente con Nicolini al punto tale che nemmeno si sono presentati all'appuntamento. Ma più di tutti mancavano i referenti sui quali Renato Nicolini potette fare affidamento. Non solo non erano presenti ma nemmeno se ne è parlato.
In quel tempo esisteva una massa d'urto notevole che era l'onda lunga del '68, maturata e rinvigorita dai nuovi apporti che si sono avvicendati negli anni successivi, culminati poi nel '77 dopo l'altro grande successo rappresentato dal superamento elettorale del PC sulla DC nelle amministrative romane.
Un'onda, adesso qualcuno la chiamerebbe tzunami, che trovò peraltro un argine insormontabile, che era da un lato la lotta armata, perché partecipare ad essa voleva dire trasformarsi in un movimento di pistoleri, cosa impraticabile al punto tale che fece da boomerang lasciando senza espressione tutti i componenti di questa area politica, e dall'altro i divieti che Cossiga riuscì ad attuare sino al punto che si interruppero i cortei con scontri finali che si verificavano ogni sabato come se fosse un appuntamento fisso.
Uno stallo che quelli del movimento potevano eludere partecipando a quello spiraglio dell'Estate Romana lasciato aperto da Renato Nicolini, che ricordava lo slogan “Riprendiamoci la Città” che Lotta Continua aveva annunciato anni prima e che non era riuscita a praticare in senso culturale. Contrariamente a quanto si è detto, proporre l'estate in città era una mascalzonata fatta proprio nei confronti di quelli che vi partecipavano.
L'imborghesimento strisciante in talune fila di ex-sessantottini era infatti sfociato nell'uso dei voli charter. Era in voga andare a Goa, Malindi, Seychelles, Sharm El Sheik, Machu Picchu, dove si incontravano i parvenu di sinistra, dove si ritrovavano le persone definite di cultura e dove si potevano abbordare le bonazze di quel tempo.
Chi rimaneva a Roma era perché era senza soldi ed era un disoccupato vero, non come quelli della 285, legge che servì a dare l'impiego ai figli degli impiegati, che già allora alimentavano il debito pubblico, creando così un ulteriore aggravio, un problema che allora non si volle vedere da cui adesso non si viene più fuori.
Si dicevano outsiders, ma erano quelli che oggi comunemente si definiscono in senso più appropriato sfigati, loro che paradossalmente facevano i militanti 24 ore su 24. Ma che erano conosciuti in senso spregiativo come i “cani sciolti”, che i politici della sinistra mal sopportavano, tanto che spesso a loro insaputa li additavano come “compagni di strada”, marchio che li escludeva di fatto dai compagni che contavano.
Fu quest'area marginale alla politica quanto onnipresente nella scena romana a fare l' Estate Romana. Senza questa militanza di serie B, senza questi velleitari movimentisti, tutti quei bei discorsi che si sono sentiti non sarebbero decollati e non sarebbero arrivati nemmeno agli stessi oratori presenti alla serata perché pure loro erano coscienti delle medesime valutazioni e discriminazioni e strumentalizzazioni (ho capito bene?).
E figuriamoci quanto lo erano Melandri, che ha fatto il saluto introduttivo, o l'area vicina alla dirigenza PC, ma lasciamo perdere. Poi c'è da dire che era un'altra Roma, senza divieti, senza ZTL e senza multe, e molto meno sfruttata commercialmente, senza la diffusa permanente festa dell'Unita che si vede oggi, con le mangiatoie dovute alle lunghe file di tavolini messi da per tutto e senza le strade bazar che adesso, con la vendita dei permessi, servono a rimpinguare i costi della politica delle economicamente affannate amministrazioni.
Da approfondire è il fatto che il sorpasso del PC sulla Dc creò una spaccatura all'interno del partito perché si doveva prestare attenzione verso le nuove istanze del movimento che aveva deciso di votarlo. Va ricordata ad esempio la presa di posizione a favore del voto al PC data da Lotta Continua che era la formazione maggioritaria degli extraparlamentari.
La scelta di Giulio Carlo Argan a sindaco di Roma, un personaggio vecchio ma simbolico del partito, non fu casuale, come il fatto che Argan scelse Nicolini in quanto altro personaggio politicamente debole che si credeva non alterasse gli equilibri interni al partito. Figuriamoci se fosse stato scelto uno della vecchia guardia alla Ingrao, altro che scontri per Lama quando venne all'università.
Nicolini, contrariamente a quanto invece è successo, non doveva rappresentare nulla di nuovo per il partito. Non fu un caso che fece l'Estate Romana senza un consistente supporto finanziario e, come ho detto, dovette risolvere il suo apporto politico sfruttando un area marginale della sinistra che per sua fortuna si sarebbe facilmente prestata e resa disponibile.
Ricordiamoci che la sua facoltà, architettura, era quella più pazza di tutte, quella degli Uccelli di Paolo Ramundo, Straccio (Paolo Liguori), Martino Branca, Gianfranco Moltedo, Diavolo che per ordine di Petruccioli venivano picchiati da Fuxas, capo del servizio d'ordine PC della facoltà perché poco seri.....si allestì una piscina per fare le feste in facoltà......
Per certi versi Nicolini era per la cultura quello che Pannella era nella politica, dico dal punto di vista comportamentale, con quei comizi radicali dal camioncino, con la banda Jazz che suonava per far adunare la gente a piazza Navona. Un atteggiamento che oggi si definirebbe splatter ma che allora aveva l'afflato di tutto il movimento, fatto di pittoreschi personaggi che frequentavano le assidue grandi adunate dei concerti Pop o Jazz: ragazzi sfrontati e irriverenti, definiti freak o Indiani metropolitani, sempre pronti a inscenare una isteria collettiva, improvvisatori esibizionisti che senza farsi problemi si mettevano saltare e a ballare di fronte al pubblico incitandolo a urlare “scemo” a chiunque parlasse dal palco.
Il movimento aveva partorito un uomo-immagine che si spogliava con disinvoltura, pronto a sbracciarsi per qualsivoglia discussione, focoso al punto che interveniva sboccatamente interrompendo chi parlava. Adesso questo soggetto del movimento si direbbe un antipolitico, infatti si esprimeva come un pazzo schizofrenico, spesso il suo apporto era il chiasso fatto sbattendo ritmicamente oggetti, oppure canzoni urlate, parolacce e schiamazzi.
Se a tutta questa gente sempre pronta a mobilitarsi, da vero e proprio movimento spontaneista, si dava l'opportunità di avere un po' di giorni da sfangare da qualche parte a poche lire e senza fare grandi spostamenti, al solo sapere di un appuntamento del genere arrivavano in massa.
In quelle denigrate spiagge romane appestate dalle fognature (allora mancavano i depuratori) tutta questa gente si riversò come un'orda barbarica in nome della poesia come se Capocotta fosse un'oasi, con tutte le debite conseguenze che poi si sono verificate. I film a Massenzio, le serate di ballo a villa Ada, le installazioni a villa Torlonia e alle mura Aureliane, la città del teatro di via Sabotino ecc. ecc. vissero un’ esplosione di gioia come non mai che solo quell'assessore “matto” poteva autorizzare.
Era un movimento che permetteva una politica leggera che non aveva bisogno di apparati, segreterie, comunicati stampa e nemmeno dei network, ma che faceva grandi manifestazioni e dava centralità alla politica: peccato che tutto ciò venga dimenticato nelle commemorazioni ufficiali. Per il resto, come ho detto all'inizio, si sono dette cose interessanti che hanno dato importanza alla serata, compresa una miscellanea di video di cui molto ci sarebbe da dire per sottolineare ancora una volta la genialità che Nicolini sapeva esprimere.
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Renato!Renato! Renato! Nicolini e l'estate romana.
11 luglio 2013
Maxxi Roma