Pressioni indebite sulle istituzioni. Campagne mediatiche orchestrate per creare il panico morale presso l’opinione pubblica. E poi minacce, intimidazioni, collusioni. C’è di tutto e di più nel materiale messo in rete dal sito www.liberocredo.org, che racconta una versione inedita della storia delle sette in Italia attraverso email, lettere e messaggi pubblici e privati.
Il sito, riallacciandosi fra l’altro all’intervista a Raffaella di Marzio (pubblicata su questa testata), descrive un incredibile dispiego di forze per mettere a tacere la studiosa; rivela denunce anonime per istigare processi e inquietanti legami fra movimenti anti-sette e sequestri di persona; politici di spicco che concedono enormi privilegi a dei privati cittadini; e molto altro ancora.
Insomma, cose che se corrispondessero al vero farebbero tremare le vene dei polsi. Una sorta di Wikileaks per i vertici della Polizia di Stato e per i politici coinvolti. In qualunque paese, una simile campagna scatenerebbe il putiferio. In Italia, non accade proprio nulla.
Stranamente la stampa non ne parla. Dove sono i paladini dell’informazione libera? Dov’è Il Fatto Quotidiano?
Anzi no, il quotidiano diretto da Padellaro non si tira indietro. Secondo quanto pubblicato dal Fatto, tra il 2004 e il 2011 cinque suicidi tra adolescenti sarebbero collegati da un misterioso filo satanico. “Un prete esorcista della zona avverte che ‘quelli’ sono peggio della mafia. Ti cercano, ti trovano, ti uccidono”. E se lo dice l’esorcista, che il diavolo ci ha messo la coda, tocca crederci. Tanto più che a supportare la tesi c’è l’esistenza di seicentomila satanisti in Italia, organizzati in migliaia di sette pronte a tutto.
Da dove viene questa statistica? Dal numero verde anti-sette di Buonaiuto. Al di là del fatto che se tali cifre fossero credibili avremmo come minimo un partito politico (“Satanisti per la libertà” o “Mefistofelici democratici”, magari), è bene precisare che i dati ufficiali del Cesnur ci consegnano uno scenario di poche centinaia di satanisti nel misero 2.5% di italiani appartenenti a minoranze religiose. Un po’ poco, per un allarme sociale, quand’anche fossero tutti pericolosi: il che non è scontato, dato che l’adesione a una forma di culto, per quanto bizzarra, non implica di per sé alcuna propensione criminale. Ma torniamo ai suicidi.
L’inchiesta, che si svolge a Saluzzo, è un confuso guazzabuglio di luoghi comuni che non consegna al lettore alcuna informazione. Sembra che uno studente di liceo, Carlo (nome di fantasia), legga gli scritti di Anton La Vey, il fondatore della Chiesa di Satana in California, riconosciuta dagli USA come religione ufficiale e realtà storicamente legalitaria a partire dalla sua fondazione nel 1966. Tale studente prima avrebbe inviato un sms a un compagno in cui affermava di aver bestemmiato in piazza San Pietro, poi si sarebbe ammalato di alcuni disturbi nervosi e oggi “presenta tutte le caratteristiche del ‘reclutato’ al satanismo” (sic).
L’articolo spiega poi che siccome cinque ragazzi sono morti suicidi nell’arco di sette anni a Saluzzo, e avevano rapporti più o meno diretti con lo stesso liceo, “l’ipotesi è chiara: istigazione al suicidio”. Se è chiara per gli autori dell’articolo, a noi sta bene. Dopo una curiosa dissertazione sui Templari e sulla musica heavy metal, l’articolo si chiude con argomentazioni ben più razionali sull’ondata satanica saluzzese: un prete esorcista racconta di una fanciulla “posseduta dal maligno” e, dulcis in fundo, “un monaco del monastero cistercense di Pra d’Mill sopra Bagnolo Piemonte conferma una preoccupante diffusione di fenomeni a sfondo satanico”.
Un monaco del monastero cistercense di Pra d’Mill sopra Bagnolo Piemonte …? Gli utenti sul sito Internet del Fatto reagiscono esasperati. Oltre cinquecento commenti che vanno da “Viva l’esorciccio e il papaciccio” a “Quando ho visto la prima pagina del Fatto non ci volevo credere, in un primo momento ho pensato ad uno scherzo, ma poi ho dovuto cedere all'evidenza, vi consiglio per lunedì prossimo una bella inchiesta sui rapimenti degli alieni nella regione del casertano”.
“Ho letto ‘l'inchiesta’ completa sul cartaceo...ributtante paccottiglia degna di Cronaca Vera, zeppa di suggestioni costruite su nulla, luoghi comuni a iosa e i soliti deliri dei soliti ‘esperti’ come Bonaiuto della XXIII che straparla di ‘600.000 satanisti in Italia’”, scrive una utente.
Se i lettori sapessero che Buonaiuto si è accreditato come esperto con il caso “Angeli di Sodoma”, una setta inventata sulla base degli scritti di un imputato che ha causato l’ingiusta incarcerazione e la gogna di innocenti a cui nessuno ha mai chiesto scusa, andrebbero a protestare direttamente da Marco Travaglio.
Ma gli internauti non sono i soli ad essere stanchi della propaganda allarmista sulle sette sataniche. Non tarda infatti a giungere la replica del sindaco di Saluzzo, sul quotidiano Targato CN: “Ero al corrente di questa inchiesta della Procura, che è giusta quando ci sono al centro dei drammi così importanti, ma nulla che autorizzi l’ipotesi di una deriva verso il satanismo. Di tutti i problemi che hanno i giovani e anche i giovani di Saluzzo: dalla solitudine alla mancanza di prospettive, in questo universo di problemi, non vedo però una deriva verso questi orizzonti psicotici. A meno che non si abbia la sventura di finire in qualche buco nero, in qualche rete di un sito infelice. Ma nulla che si collega al modus vivendi della città. Una grossolaneria giornalistica che non ha nulla a che fare con la comunità di Saluzzo, come non l’avrebbe con Savigliano o Mondovì. Si sono concentrati su Saluzzo e tra poco sarà la volta dei migranti di colore”.
Un lettore molto religioso potrebbe però obiettare in cuor suo che la presenza del demonio va combattuta con ogni mezzo, e sebbene questo non sia propriamente compito né della polizia né della stampa, stavolta vogliamo rassicurare anche il nostro scrupoloso lettore: pare infatti che il demonio, a Saluzzo, non abbia fatto nemmeno capolino. Ce lo dice il vescovo della Diocesi di Saluzzo, monsignor Giuseppe Guerrini, la cui diagnosi è chiara:
“Non so valutare i casi di suicidio di cui si parla – dichiara – Lo potrà fare la Magistratura, ma il riferimento al demoniaco non mi pare in relazione ed è difficile stabilire un legame tra queste morti avvenute nell’arco di tanti anni. A suo tempo se ne era parlato in città, e qualcuno aveva fatto riferimento al mondo del satanismo. Un mondo che attira la morbosità di tutti ed esaspera anche molti fatti. Basti pensare al fatto recente del Papa che impone le mani su un malato e subito si è parlato di esorcismo. Per quanto riguarda l’insegnante di religione di cui mi dice faccia riferimento l’articolo, prenderò informazioni in merito”.
Sembra infatti, stando all’articolo del Fatto, che un’insegnante di religione abbia commissionato agli studenti ricerche scolastiche controverse: l’avrà fatto in nome di Belzebù? In attesa che il mistero si risolva, la mente non può non correre ai ricordi dell’adolescenza, alle persone affette da disturbi depressivi e alle difficoltà di chi affronta il più atroce dei dolori, quello di dover sopravvivere ai propri figli.
Sì, perché dietro le buffonate folkloristiche della stampa e degli allarmismi demoniaci inventati di sana pianta ci sono purtroppo persone vere, in carne e ossa, che hanno visto il loro dolore sbattuto in prima pagina non solo dal quotidiano di Travaglio, in questo caso, ma anche dalle telecamere di Studio Aperto, che ha ripreso l’inchiesta. Un padre non resiste, parla, si sfoga, non accetta che sia calpestata la memoria di sua figlia, “una giovane speciale, molto più avanti dei suoi coetanei”, come la ricorda.
Nel servizio, a quanto afferma il padre sul quotidiano “Targato CN”, la sua frase “Io non so niente” avvalorava il passaggio precedente, che faceva riferimento alla presunta omertà sull’ipotesi del collegamento fra suicidi e sette sataniche. Un collegamento che non solo non risulta al sindaco, al vescovo e al padre della ragazza, ma nemmeno alla preside del liceo coinvolto, che minaccia di agire per vie legali: “Ne va della serenità degli allievi, ingiustamente turbati da simili notizie e dell’onorabilità dell’istituto”, spiega.
Una volta tanto, qualcuno si preoccupa di proteggere i ragazzi da pericoli concreti e non immaginari, verrebbe da dire. Oltre alla dimora del padre della ragazza (“la nostra abitazione è stata individuata e non è facile, a meno che non ci capiti per caso o non sei indirizzato”, precisa), Studio Aperto avrebbe reso riconoscibile anche l’istituto. Ma non solo: la preside ha denunciato l’ingresso non autorizzato dei giornalisti, le riprese all’interno, le interviste agli studenti inconsapevoli.
La dirigente ci chiarisce le idee sul collegamento fra il satanismo e i suicidi, definendolo improbabile: “Le due ragazze sono decedute a distanza di 7 anni una dall’altra, frequentando scuole diverse, che solo molto tempo dopo la morte della prima ragazza e pochissimo prima della seconda sono state accorpate. Non hanno avuto alcun docente in comune e sono morte ciascuna nel proprio luogo di residenza”.
La bufera sul quotidiano spinge lo stesso ad intervenire, tramite le incerte scuse di uno dei due autori dell’articolo, Ferruccio Sansa. Una riflessione alquanto bizzarra sulla cronaca del dolore, scomodando nientemeno che Truman Capote, ma inutilmente, in quanto ci si può ben arrampicare sugli specchi, ma come sempre nel panico morale creato intorno alle “sette sataniche” mancano ancora una volta i fatti, e sono quelli che fanno le inchieste, non le chiacchiere. Ed è difficile concordare con Sansa quando afferma che “tacere sui suicidi di Saluzzo sarebbe consegnare centinaia di adolescenti a una morte terribile”.
E’ proprio quando i problemi dei ragazzi vengono ridotti alle balle sul diavolo con le corna e la coda che questi si sentono più soli e non sanno a chi rivolgersi se hanno una richiesta di aiuto; o quando le loro apparenti stranezze, le subculture che li affascinano, l’immaginario che li appassiona non solo non viene capito, ma criminalizzato, sbattuto in prima pagina, magari accanto al suicidio di una cara amica, come in questo caso.
Chi soffre di depressione, da adolescente, conta sul sostegno di chi sa comprendere i suoi problemi e circondarli del giusto riserbo, non certo di chi spalma i suicidi sui rotocalchi, collegandoli alle statistiche improbabili di una nuova Inquisizione. Sansa dice che il cronista non è Pasolini: forse. Ma deve ambire ad affreschi di altrettanta veridicità, oppure fa mera propaganda.
E’ quello che ho cercato di fare e che ho visto fare ai compagni giornalisti di Radio Radicale quando siamo andati insieme nei campi nomadi, così vicini alla poetica pasoliniana, quello che provo a fare riportando le sentenze sulle sette e non solo le indagini o, peggio ancora, i pettegolezzi.
Un cronista non può non sapere che il panico morale sul satanismo in Italia è molto spesso creato ad arte, allo scopo forse di reintrodurre il reato di plagio sotto mentite spoglie: non è certo una coincidenza che questa recente ondata di dicerie elevate a notizie sulle sette sataniche accompagni l’ennesimo tentativo di far passare nel nostro ordinamento il reato di manipolazione mentale, con il DdL 190 presentato fresco fresco dall’on. Pisicchio.
Le campagne anti-sette, così orchestrate, hanno accompagnato queste vere e proprie limitazioni dei diritti fin dalla loro improvvisa nascita nella metà degli anni Ottanta, quando si consumavano le incredibili vicende dietro le quinte del processo Scientology: dal giudice Gluica Mulliri che provoca un salto sulla sedia ai vertici di Scotland Yard, ai quali chiede di poter chiamare a deporre contro la “setta distruttiva” (cui fu poi riconosciuto il rango di religione a tutti gli effetti) il “deprogrammatore” e ricercato internazionale Martin Faiers, fino al rapimento e al tentativo di “deprogrammazione” di Alessandra Pesce.
Del resto, per quanto riguarda più strettamente il satanismo, il primo caso sensazionalistico di presunta setta satanica è stato quello dei “Bambini di Satana”, che si è chiuso con l’assoluzione del fondatore Marco Dimitri, risarcito con centomila euro dallo Stato dopo quattrocento giorni di ingiusta carcerazione.
Il Rapporto del Ministero dell’Interno del 1998 sulle sette e i nuovi movimenti religiosi, che circolò sui giornali creando inutile angoscia nell’opinione pubblica, è stato smentito da allora in ogni sede. Enzo Morselli e don Giorgio Govoni, accusati di reati di pedofilia a sfondo satanico, sono stati assolti dopo 15 anni. Morselli è morto prima di veder riabilitato il suo nome. Elena Finocchi, indagata da giovanissima per un omicidio satanico mai avvenuto, è stata assolta nel 2010 dopo un incubo giudiziario scatenato dai soliti noti.
Ma gli esperti non cambiano mai, e l’ondata di panico morale viene ogni volta rilanciata. E’ bene precisare che neppure casi come le “Bestie di Satana” o il delitto di Chiavenna avevano a che fare con le sette, né tantomeno col satanismo come fenomeno dottrinale: non avevano un maestro, né un culto, né un libro sacro. E stanno al satanismo come Anders Breivik sta al cristianesimo, nel senso che la sfera del religioso agiva da mero sostegno individuale all’esaltazione personale dell’impulso criminale, e nient’altro.
Possibile che un giornalista non sappia che non è mai esistito nel nostro paese un solo caso in cui il tribunale abbia confermato il teorema della “setta satanica”, e che quand’anche fosse un singolo caso non basterebbe certo a gridare al pericolo sociale? Che l’allarme semmai è quello delle centinaia di inquisiti perseguitati con accuse ridicole di questo taglio, e poi assolti senza che la loro immagine sia mai stata riabilitata?
Che una recente inchiesta de La Repubblica mostra una realtà aberrante di tagli alle forze dell’ordine, mentre manteniamo un intero dipartimento per difenderci da fenomeno che, fatta eccezione per pochi casi di esaltati, certamente orribili, certo non giustificano un apposito reparto.
Ma nonostante l’ampio materiale in rete, nonostante le evidenze processuali, nonostante le interrogazioni parlamentari, l’allarmismo non si ferma. Basta prendere una rivista a caso, come Panorama, per leggere “Satana sul web: è allarme tra gli adolescenti”.
La dirigente della Squadra Anti-sette, intervistata, avverte: gli adolescenti “vengono quasi ipnotizzati con musiche ‘realizzate’ al computer dove si sentono lamenti, voci sofferenti”. Cos’è che turba la salute dei giovani? Non l’assenza di prospettive, la disoccupazione, la crisi, ma “frasi ad effetto, musiche dark spinto, fotografie di sangue e teschi; e questi ragazzi soli davanti al PC, spesso per la maggior parte della giornata, vengono risucchiati dal vortice dell’oscuro”, spiega la dottoressa Maria Carla Bocchino, I° dirigente Responsabile Divisione Analisi dello Sco, Servizio Centrale Operativo, della Polizia di Stato.
Una domanda però non possiamo non farcela. Perché finché un quotidiano specula sulla cronaca, è solo cattiva informazione. Finché un prete si fa fotografare vestito da esorcista e sbraita contro Halloween e i videogiochi, è semplice folklore. Ma se lo stesso prete dà i numeri (in senso letterale, s’intende) alla polizia di Stato in merito alle “sette” e al satanismo in Italia, c’è qualcosa che non torna.
E quando una dirigente di polizia dice che gli adolescenti sono in pericolo perché sono ipnotizzati da musiche sataniche sul web, io le devo credere. Le devo credere, perché è a capo di un dipartimento delle forze dell’ordine. Le devo credere, perché se credessi invece ai documenti pubblicati da Libero Credo dovrei perdere ogni fiducia nei vertici delle istituzioni del mio paese.
Quindi Satana esiste, e “corre sul web”. Ed è inutile preoccuparsi del rischio anti-costituzionalità che la SAS potrebbe rappresentare, dei tentativi coatti di reintrodurre il reato di plagio in Italia, o del caso Di Marzio: ora vi sono problemi ben più gravi a cui pensare. Il demonio in agguato, per esempio. E le centinaia di migliaia di sette sataniche che tramano nell’ombra.
La musica heavy metal, il “dark spinto”, le sinistre, devastanti nenie il cui semplice ascolto potrebbe trasformarci in un satanista acido e capellone. Come si fa a non accettarlo. Ci crediamo con tutta l’anima. Ma, sinceramente, una cosa allora la pretendiamo: che si dica la verità sul più atroce dei delitti insoluti: in nome di Dio, chi ha sparato alla mamma di Bambi?
Camillo Maffia