Furio Colombo, nel rispondere alla sollecitazione di un lettore, su Il Fatto Quotidiano ricorda il ruolo avuto da l'allora Ministro della Difesa Ignazio La Russa nella 'vicenda marò', secondo quanto spiegato dalla titolare della Farnesina, Emma Bonino.
CARO FURIO COLOMBO, ho provato un senso di pena e imbarazzo per la delegazione dei deputati italiani in India. Mai niente mi è apparso così mal preparato, male informato e inutile.
Edoardo
Stupisce che persone di lungo corso come Casini si prestino a guidare gite aziendali così vistosamente dirette nel vuoto. Nella missione non c’era niente che riguardasse il diritto, niente che avesse a che fare con i fatti, niente che avesse un significato politico o una qualunque speranza di toccare e cambiare almeno un poco la realtà.
Ci è voluto l’intervento di Emma Bonino per chiarire, per capire e – mi permetto di dire – per confermare autorevolmente alcuni argomenti, e rispondere finalmente ad alcune domande già proposte in questa pagina (9 gennaio e 15 gennaio).
Finalmente abbiamo saputo che il più attivo dei patrioti impazienti di liberare i marò è colui che li ha mandati, Ignazio La Russa. Ci ha detto il ministro degli Esteri che La Russa, mentre era ministro della Difesa, ha stipulato una convenzione con un armatore privato che assegnava soldati italiani come scorta del mercantile Enrica Lexie del gruppo D’Amico.
Ma – e questa è l’informazione più importante sul comportamento del Fratello d’Italia La Russa quando era ministro della Difesa – si è dimenticato: a) di stabilire le regole di ingaggio: b) di indicare la linea di comando: c) di far dare al privato cittadino che comandava la nave privata le istruzioni da seguire in caso di attacco o presunto attacco.
Chi è responsabile, chi ordina, chi esegue, chi assume fin dal primo istante la responsabilità di un evento che potrebbe essere di guerra? E se quell’evento si verifica in acque internazionali, chi ordina al capitano che fare e ai soldati di intervenire?
Poiché l’incidente mortale (di cui continuiamo a non avere una versione o una indagine italiana) è avvenuto in acque internazionali, perché il comandante privato del mercantile privato è andato in India, cioè presso controparte offesa, a consegnare i presunti responsabili che erano però soldati italiani messi su quella nave per difenderla?
I precedenti, ci ha spiegato finalmente la Bonino, sono tristi e sono chiari. Il ministro La Russa ha voluto fare un favore a un amico armatore. Gli ha messo a bordo militari italiani e li ha lasciati al proprio destino. Quanto all'armatore, aveva una consegna da fare: business is business.
I fucilieri di marina si difendano da soli. Adesso fa comodo a La Russa, che è l’iniziatore dell'evento, dire che il ministro degli Esteri non si adopera abbastanza. E ha costretto, per chiarezza, il ministro a precisare come e per iniziativa di chi tutto è cominciato. Intanto i due sottufficiali italiani restano in India, dove li ha consegnati l’amico dell'amico di La Russa.
* da Il Fatto Quotidiano