Mentre escono i nomi dei saggi indicati dal Quirinale, Emma Bonino viene raggiunta per telefono al Cairo dal quotidiano La Repubblica.
Che cosa ha pensato appena ha letto l'elenco dei saggi?
«Che è triste, molto triste. Il fatto che ci siano dieci uomini e nemmeno una donna è triste. Non mi ci faccia pensare troppo, mi viene lo scoramento».
Perché avrebbe voluto almeno una donna?
«Non voglio entrare nei criteri con cui è stata fatta questa scelta, sicuramente sono stati altri, non sono quali siano stati. Però questi saggi non rispecchiano la società italiana, che è molto più complessa di così. E le donne sono una parte fondamentale di questa complessità. È come se in Sudafrica decidessero di formare una commissione composta da soli bianchi, oppure da soli neri, è lo stesso».
I criteri di selezione non dovrebbero basarsi soprattutto sui meriti dei singoli, indipendentemente dal genere?
«Certo. Ma il talento c'è nelle donne, ce n'è moltissimo, basta saperlo vedere e soprattutto basta volerlo vedere. Il contributo femminile è fondamentale. Il problema è che invece, purtroppo, questo talento viene sempre negato».
Anche in Rete e sui social network ci sono critiche e polemiche per l'assenza di donne. Cosa si aspetta da questa commissione di esperti?
«Mah...vedremo. Una cosa posso dire. Questa commissione non rispecchia la composizione della nostra società. E negare questa complessità, negare la presenza delle donne nella società, non è una scelta lungimirante, non pensa al futuro del Paese».
Il suo nome è stato fatto più di una volta tra i possibili candidati al Quirinale. Se nemmeno un saggio è donna, quanto tempo ci vorrà per avere un presidente della Repubblica donna in Italia?
«Le rispondo con un detto di Pari o dispare: per una donna è più facile diventare cardinale che salire al Quirinale. Ora devo proprio andare, ma resto triste»
(Intervista su La Repubblica del 31 marzo 2013)