La giornata mondiale contro la morte per aborto clandestino, indetta da un network di organizzazioni internazionali, nasce dalla campagna avviata vent’anni fa da gruppi di donne e attiviste dei paesi dell’America Latina che chiedevano ai propri governi la depenalizzazione del reato di aborto e l’accesso all’intervento in modo sicuro e legale.
La data del 28 settembre è stata scelta in commemorazione dell’abolizione della schivitù in Brasile. Ricordiamo che secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale Sanità rilevati dal Guttmacher Institute, dei 4.4 milioni di aborti praticati nel 2008 in America Latina e Caraibi, il 95% erano “insicuri”, ovvero clandestini.
Del totale delle morti materne, il 12% è attribuito alle conseguenze dell’aborto clandestino e oltre un milione di donne l’anno subiscono un ricovero a causa delle gravi conseguenze di un intervento di aborto insicuro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità oramai da anni avverte che l’aborto clandestino non è solo un problema di salute pubblica: è anche una questione di diritti umani.
I governi hanno l’obbligo secondo le legislazioni nazionali o le convenzioni internazionali sui diritti umani a garantire i più alti standard di tutela della salute, a non attuare discriminazioni e a garantire ad ogni persona di non dover subire trattamenti inumani e degradanti.
In molti paesi del mondo le politiche di informazione e accesso alla pianificazione familiare e ai metodi contraccettivi non sono ancora adeguate, si muore ancora di parto insicuro o a causa di gravidanze a rischio, si parla poco di sessualità e di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
“Da quanto si legge sul sito di Radio Vaticana a proposito dell’iniziativa di oggi - ha dichiarato Mario Puiatti, Presidente nazionale Dell'AIED - sembrerebbe che sia la giornata della 'promozione dell’aborto'. Ma non è così. Secondo gli obiettivi dei promotori, che condividiamo, oggi è la giornata mondiale per la depenalizzazione dell’aborto, l’accesso all’aborto in sicurezza, l’informazione e la diffusione dei metodi contraccettivi e della pianificazione familiare. Il Vaticano e le organizzazioni cattoliche, oltre che pregare, dovrebbero promuovere l’uso dei metodi contraccettivi sicuri; questo è l’unico modo concreto per prevenire le gravidanze indesiderate. Condannare la contraccezione significa, di fatto, promuovere l’aborto".
AIED, Associazione Italiana per l'Educazione Demografica