Il 26 settembre ricorre la Giornata Mondiale della Contraccezione, una occasione in cui non solo si porta all’attenzione dei governi e dell’opinione pubblica di tutto il mondo la necessità di rafforzare l’informazione sui sistemi contraccettivi, ma anche per sottolineare come il libero accesso alla conoscenza dei metodi per la pianificare familiare abbia significato per le donne una occasione di libertà e autodeterminazione senza precedenti.
In un simpatico ma interessante articolo pubblicato dall’Economist nel 1999 alla vigilia del nuovo millennio, gli autori, facendo un bilancio delle conquiste più importanti del XX secolo, evidenziano come una delle scoperte scientifiche più rivoluzionarie sia stata la pillola contraccettiva, messa a punto da Carl Djerassi e Gregory Pincus nel 1956.
Le invenzioni sono spesso frutto di una felice casualità. Il XX secolo è stato il testimone del progresso della biologia e dell’ingegneria di laboratorio e la pillola contraccettiva ha segnato un momento importante per lo sviluppo della società moderna. Prima della pillola contraccettiva, i medicinali venivano sviluppati secondo il principio “bevi e vediamo se funziona”: non era chiaro come e perché funzionassero.
La pillola invece fu il risultato di uno sforzo di ingegneria biologica con un obiettivo preciso, fu progettata per mimare le funzioni di un ormone ben conosciuto, il progesterone, con l’obiettivo di “mettere a riposo” il sistema di attivazione dell’ovulazione ed evitare la gravidanza.
Per questo la pillola contraccettiva, più che un farmaco, deve essere considerata come uno strumento di esercizio del diritto: perché la pillola ha offerto l’opportunità alle donne di decidere se e quando avere dei figli, aprendo loro la strada per entrare in modo più equo nella società e nel mercato del lavoro, non più soggette in modo passivo all’imprevedibilità della gravidanza. Prima della pillola, i diritti delle donne fluttuavano nella sfera della teoria più che in quella della vita reale.
Eppure, a distanza di 56 anni da questa rivoluzione scientifica e sociale, abbiamo ancora strada da fare. Solo nel 2008, nel mondo sono morte 47.000 donne mentre oltre 8 milioni hanno rischiato la vita per aborto clandestino e nei paesi in via di sviluppo l’accesso alla contraccezione è ancora difficile se non inesistente.
Ancora oggi, nei paesi occidentali molti adolescenti hanno rapporti sessuali a rischio e spesso confondono i sistemi di protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili con la contraccezione sicura, o viceversa.
A distanza di poco più di tre anni dagli Obiettivi del Millennio, è necessario rafforzare l’impegno dei governi e delle organizzazioni internazionali per ridurre drasticamente la mortalità conseguente al parto o alla gravidanza, la diffusione dell’HIV, le gravidanze indesiderate e l’aborto clandestino. E’ necessario che sia garantito ad ogni donna il diritto di decidere per la propria vita e la propria salute.
AIED, Associazione Italiana per l’Educazione Demografica