La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum voluto dalla Lega di Salvini per introdurre il sistema maggioritario a collegi uninominali, eliminando “il metodo proporzionale nell'attribuzione dei seggi in collegi plurinominali”, previsto dal cosiddetto Rosatellum in vigore.
Si attende ora il dispositivo della sentenza per comprendere meglio le motivazioni della Consulta, che intanto ha diramato un comunicato stampa nel quale si accenna alla “manipolatività” del quesito, “proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori (i Consigli regionali di Veneto, Piemonte, Lombardia, Fruili Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria, sotto la regia – a quanto pare – del padre del Porcellum, senatore Calderoli) avrebbe consentito l'autoapplicatività della normativa di risulta”.
La vicenda, tipicamente italiana, evidenzia alcune peculiari del nostro sistema politico-istituzionale (dall'ambiguo ruolo della Corte Costituzionale, all'uso strumentale della materia elettorale fatto a turno dai partiti o presunti tali) che Geppi Rippa evidenzia fra l'altro – sollecitato da Antonio Marulo - in questo nuovo appuntamento con Maledetta Politica.
- Maledetta Politica. Referendum elettorale, la Corte Costituzionale da sempre ambigua sui quesiti