Il tribunale penale internazionale di Dacca, in Bangladesh, ha condannato a morte per impiccagione Alì Ahsan Mohammad Mujahid, 65 anni, segretario del partito islamico Jamaat-e-islami nonché esponente politico autorevole dell’opposizione, per crimini contro l’umanità commessi durante la guerra di indipendenza dal Pakistan nel 1971.
Secondo le autorità del Bangladesh infatti - riporta al Jazeera - l’esercito pakistano durante la guerra avrebbe ucciso 3milioni di persone e violentato 200mila donne. L’uomo è stato processato per cinque capi di accusa: omicidio, uccisioni di massa, torture, incendi dolosi e sequestri di persona.
L’avvocato difensore ha affermato che presenterà ricorso contro la condanna a morte. Intanto, a poche ore di distanza, era già stato condannato all’ergastolo, sempre per crimini contro l’umanità, il 90enne Ghulam Azam, leader spirituale del partito islamico.
Le due condanne hanno provocato nella capitale Dacca violenti scontri in cui sono rimaste uccise 5 persone, tra le forze dell’ordine e i sostenitori del partito islamico che vedono nei processi una strategia per eliminare il loro vertice politico.