di Giulia Anzani
Nel cuore della campagna toscana, nel comune di Reggello (FI), sorge un gioiello dell’architettura moresca: il Castello di Sammezzano. Questo magnifico esempio di architettura orientalista, unico in Europa, è stato candidato per il programma “7 Most Endangered” che si propone di salvaguardare i luoghi culturali europei più a rischio.
Con una storia che pare risalga all’epoca romana e leggende che lo collegano persino a Carlo Magno, Sammezzano ha attraversato i secoli, passando di mano in mano tra alcune delle più illustri famiglie della nobiltà fiorentina, fino a giungere al Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona che, tra il 1853 e il 1889, lo trasformò in un sogno esotico.
Ferdinando dedicò la sua vita a creare un’opera visionaria grazie alle maestranze rigorosamente locali: un castello che avesse forme e colori fantasmagorici, che ricordasse le atmosfere delle Mille e una Notte.
Il Castello, nel corso del tempo, ha catturato l’attenzione di artisti e cineasti divenendo scelta privilegiata come set di video musicali, spot, serie tv e film. Tra le produzioni che l’hanno reso celebre, “Il fiore delle Mille e una Notte” (1974) di Pier Paolo Pasolini, opera che ha saputo valorizzare la sua atmosfera unica.
La suggestiva location ha anche conquistato il secondo posto nella classifica “I luoghi del cuore 2020” promossa dai FAI, dimostrando l’affetto e l’interesse degli italiani verso questo tesoro nascosto. Tuttavia, la storia del Castello è stata segnata da eventi drammatici: saccheggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, trasformato in un ristorante prima e in un albergo di lusso poi, si trova oggi in uno stato di abbandono, lasciato a combattere contro il tempo e l’incuria.
Nel 2021 il Castello sembrava essere tornato sotto i riflettori grazie a una collaborazione con la maison d’alta moda Dior e il regista Matteo Garrone, che hanno scelto Sammezzano come location per il film-sfilata della collezione primavera-estate 2021.
Quest’evento ha portato alla ribalta questo luogo incredibili, facendo emergere una domanda cruciale: come siamo arrivati al punto in cui una casa di moda deve farsi carico del restauro di un bene culturale di inestimabile valore?
Non è ovviamente la prima volta che un patrimonio storico e culturale viene salvato dall’intervento di privati o di fondazioni legate al mondo della moda e dell’arte.
Questo fenomeno mette in luce la fragilità del patrimonio culturale italiano e la necessità di un sostegno più solido e costante da parte delle istituzioni pubbliche.
Esempio emblematico è quello della Fondazione Prada, che ha restaurato e riqualificato la Ca’ Corner della Regina, palazzo barocco affacciato sul Canal Grande a Venezia, trasformandolo in uno spazio espositivo d’arte contemporanea.
Intervento, questo, che ha permesso di salvare un edificio storico in decadenza, restituendolo non solo alla città ma anche al circuito culturale internazionale. Altro caso significativo è rappresentato della collaborazione tra maison Fendi e la città di Roma per il restauro della Fontana di Trevi: nel 2014, Fendi ha finanziato un intervento di restauro che ha riportato alla sua originaria bellezza uno dei più iconici monumenti del mondo.
Questo progetto è stato seguito da ulteriori interventi di restauro su altre fontane storiche della Capitale, tutti sostenuti da Fendi, che si è così fatta promotrice della salvaguardia di parte del patrimonio culturale romano.
La Fondazione Giorgio Armani si è impegnata nella valorizzazione dei beni culturalifinanziando il restauro di opere d’arte ed edifici storici in diverse parti del mondo,prima tra tutte la Chiesa di San Carlo al Corso a Milano, che ha beneficiato del contributo della fondazione per la conservazione del suo prezioso patrimonio artistico.
Nonostante gli svariati esempi, la domanda rimane aperta, suscitando diverse riflessioni: se da un lato è indubbiamente positivo che Dior abbia riportato l’attenzione su Sammezzano, è d’altro cantoparadossale che la sopravvivenza di un patrimonio culturale di tale importanza dipenda dall’intervento di attori privati.
La tutela e la valorizzazione del patrimonio storico non dovrebbero essere lasciate esclusivamente all’iniziativa privata, ma dovrebbero essere garantite come parte essenziale dell’identità collettiva di un popolo.
La perdita di un singolo frammento di questo patrimonio, ovunque esso si trovi, rappresenta un impoverimento per l’intera umanità.
La conservazione dei tesori culturali di un Paese è un dovere morale e civico che richiede impegno congiunto tra istituzioni pubbliche, privati e società civile.
Il caso di Sammezzano deve servire da monito: non bisogna permettere che i beni culturali cadano nell’oblio o siano lasciati in balia delle circostanze.
È imperativo assumere la responsabilità di preservare e proteggere questi simboli della nostra storia e cultura, affinché possano essere tramandati alle generazioni future.
Il Castello di Sammezzano - scrive ilm comitato Sammezzano - è una bellezza fragile. Ora è chiuso e non visitabile. A quasi 30 anni dai primi tentativi di rinascita del castello orientalista più famoso e amato d’Italia il rischio di un nuovo buco nell'acqua torna molto forte dopo le aste andate a vuoto.
Così questo capolavoro unico, prodotto dalla mente visionaria del suo ideatore il già citato marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona, è stato invece dimenticato… Conoscere questa personalità complicata e intensa, diventa un modo per meglio comprendere questa dimora e far ricordare la sua preziosità, ma anche sollecitare le istituzioni nazionali e internazionali a un intervento non più rinviabile.