di Luca Marfé
(da Il Mattino)
La Cina sapeva del Coronavirus.
Peggio: ha nascosto e distrutto prove.
Peggio ancora: ha, in altre parole, ingannato il mondo, facendogli pagare il costo di decine di migliaia di morti.
In piena emergenza Covid-19, l’accusa esplode come una bomba tra le 15 pagine del dossier elaborato da un’alleanza di Servizi Segreti occidentali.
I cosiddetti “Cinque Occhi”, quelli di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda, per un fascicolo top secret trafugato dal quotidiano australiano Daily Telegraph che addirittura bolla la somma degli atteggiamenti del governo di Pechino come una «colossale aggressione alla trasparenza internazionale».
Il documento straborda di iniziali smentite, di plateali falsità e, soprattutto, di chiare responsabilità.
Si va dalla negazione del fatto che il virus potesse trasmettersi da persona a persona, fino al silenzio o persino alla scomparsa dei medici che avevano cercato di dare l’allarme, passando per la distruzione fisica di tutte le potenziali prove da laboratorio.
Un quadro complesso, dettagliato e inquietante.
Tracciato in maniera specifica al punto che gli “007” sottolineano la censura sui motori di ricerca web di parole chiave quali “mutazione Sars”, “mercato del pesce di Wuhan” e “polmonite sconosciuta di Wuhan”.
Questo già a partire dal 31 dicembre 2019.
Con il sigillo di un ordine formale della Commissione Nazionale della Sanità cinese che proibisce, a partire dal 3 gennaio 2020, qualsiasi pubblicazione riguardo alla malattia.
E non solo Cina, con il report che si allarga a macchia d’olio fino a sporcare l’Organizzazione Mondiale della Sanità, accusata di aver sposato la linea del dragone negando addirittura l’evidenza, come nel caso, appunto, della possibile diffusione tra individui. Nonostante le prove palesi che arrivavano da Taiwan e da Hong Kong già alla fine del 2019, frettolosamente scartate fino alla fine del gennaio 2020.
La fotografia di un disastro politico ma soprattutto umano di cui, a partita conclusa e al cospetto della Storia, qualcuno un giorno dovrà rispondere.
(da Il Mattino)