Guido Vitiello, classe 1980, è professore di Teoria del cinema a La Sapienza. Scrive per il Foglio e per Internazionale. Ha collaborato in passato con Radio Radicale. Si definisce scherzosamente weimariano e goliardicamente ha fondato “l'Ordine dei Padri weimariani, monaci millenaristi che pregano per scongiurare l'apocalisse della Repubblica”. In una brillante intervista su Italia Oggi, che riproponiamo nella nostra rassegna web, spiega a Goffredo Pistelli “che ci azzecca, insomma, con l'Italia di oggi” Weimar.
...“Weimar è solo un simbolo, il simbolo della morte delle democrazie parlamentari, per omicidio, suicidio o più spesso per una combinazione dei due.
Oggi Weimar è il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che, mentre l'aula discute il Rosatellum, incita la folla a «circondare il senato» senza che nessuno lo richiami alla decenza istituzionale. Sono i giornali che parlano con toni compassati di cose lampantemente abominevoli, come un'azienda-partito che controlla i voti degli iscritti e cede i loro dati ad altre aziende, che impone multe anticostituzionali ai parlamentari e chiede loro di pagare una «decima» a un privato.
Weimar è il Corriere della Sera, il grande quotidiano della borghesia, che gioca col fuoco del movimento più pericoloso della storia repubblicana. Sono i talk-show proni ai capricci di un ex concorrente del Grande Fratello (Rocco Casalino ndr), che pone ai giornalisti condizioni umilianti.
Weimar è una sinistra che si divide in centouno gruppuscoli o si dedica a vendette puerili per dare il colpo di grazia a un leader che è da un anno un pugile groggy.
Weimar è anche una destra geneticamente modificata che pencola tra il bullismo di Matteo Salvini e il teatro surrealista di Sivio Berlusconi. Ed è soprattutto la spaventosa inflazione. Non l'inflazione monetaria..., ma l'inflazione linguistica: l'iperbolico delirio del discorso pubblico, dove tutti sembrano sottintendere che le parole valgono meno di zero. Sonnambulismo, assuefazione, capitolazione dei ceti dirigenti: questa è Weimar...
...Come siamo arrivati a questo punto?
...a rigore, le radici della nostra Weimar (accuratamente sepolte) affondano nel 1993, quando il parlamento non volle trovare una soluzione politica a Mani pulite e siglò la resa senza condizioni abolendo l'immunità.
Che cosa è successo da allora?
Da allora la Repubblica ha cambiato forma, l'assetto dei poteri si è squilibrato in modo permanente, ed è partito il quotidiano assalto mediatico-giudiziario alle istituzioni, uno squadrismo a bassa intensità che non ha bisogno di manganelli e neppure più di monetine. Non è archeologia.
Qualcuno potrebbe pensarlo, infatti.
No, finché non scioglieremo quel nodo e non ripristineremo alcuni argini istituzionali (l'immunità, ma anche una seria riforma della magistratura), avremo una politica perennemente azzoppata, incapace di risollevarsi. Senza quella cornice, non si capisce nulla di quanto accade oggi. È Mani pulite il prologo dell'invasione dei grillini, la nostra piaga d'Egitto.
...La sua critica al M5s è serrata e ironica, ma anche implacabile. Cosa c'è da temere di questo movimento?
Il M5S è il parto mostruoso di questa lunga gestazione, il figlio dell'incesto tra i due «opposti populismi» degli anni Novanta. Per un verso, in triangolazione con le avanguardie togate e i loro giornalisti embedded, il M5S prosegue l'opera di demolizione di ciò che resta della dignità delle istituzioni, anche se non si capisce più, in questa tresca inquisitoria, chi sia il braccio secolare di chi.
Per l'altro verso il M5S è una gigantografia del peggio del berlusconismo: il partito-azienda, i candidati scelti con i criteri di un casting televisivo, il ricorso sistematico alla menzogna, il registro comico usato per mantenersi in una perenne irresponsabilità, l'inquinamento doloso del dibattito pubblico.
Diceva Marco Pannella che il ceto politico italiano si divide tra i buoni a nulla e i capaci di tutto; ecco, con i grillini è nata una specie ibrida: i buoni a nulla capaci di tutto. Ce n'erano molti anche a Weimar...
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