Quante se ne raccontano in campagna elettorale. Non è una novità e in parte è inevitabile. Questa volta però si sta oltrepassando il limite. Per Alberto Alesina e Francesco Giavazzi si tratta di livelli assai pericolosi. Sul Corriere della Sera se ne fa un po' il punto, partendo – manco a dirlo - da Luigi Di Maio, che “ha consegnato alla stampa un suo scritto in cui annuncia che il Movimento 5 Stelle sta elaborando un piano per ridurre in due legislature il debito pubblico del 40 per cento del Pil, da 130 circa, il livello di oggi, a 90."
...Il piano non comporterebbe tagli alla spesa pubblica, anzi dovrebbe prevedere un aumento della spesa per infrastrutture. Abolirebbe anche la riforma pensionistica (la legge Fornero), un provvedimento che la Ragioneria generale dello Stato stima produrrà, nel biennio 2019-20, un risparmio di 25 miliardi l’anno lordi (cioè senza tener conto dell’effetto sulle imposte pagate dai pensionati).”
Queste favole fiscali sono solo leggermente meno fantasiose delle promesse di Donald Trump (al quale Di Maio evidentemente si ispira), quando in campagna elettorale annunciava che avrebbe annullato il debito pubblico americano in 8 anni (due legislature appunto) aumentando, anche lui, le spese per infrastrutture e riducendo le imposte.
Di Maio (proprio come Trump) non ci dice come intenda realizzare questa straordinaria riduzione del debito. Trenta-quaranta punti di taglio sul Pil in 10 anni non sono impossibili ma richiedono almeno un paio di cose: dei surplus di bilancio notevoli (altro che aumenti di spese e abolizione della legge Fornero!), e dei tassi di interesse reali che rimangano assai bassi, e questo non dipende da noi.
La storia e la teoria economica ci spiegano che per ridurre il debito ci sono tre modi...
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