Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/12/24 ore

Legge Fornero, i conti di Lega e dei 5 Stelle non tornano



"Sia la Lega sia i 5 Stelle chiedono che la legge Fornero venga cancellata. La Lega non spiega come farebbe a finanziare la maggior spesa che si creerebbe; il M5S dice che colmerebbe il buco tagliando le cosiddette «pensioni d’oro»".Alberto Alesina e Francesco Giavazzi hanno fatto qualche conto per giungere sul Corriere della Sera a conclusioni che confermano quanto siano campate in aria certe affermazioni da campagna elettorale.


 

...Facciamo qualche conto. I pensionati in Italia sono circa 16 milioni. Fra costoro quanti percepiscono un netto mensile superiore ai 5.060 euro sono trentamila e costano allo Stato 4 miliardi l’anno. Cancellare del tutto le pensioni superiori ai 5.060 euro (un intervento evidentemente incostituzionale) coprirebbe solo per un anno il buco che si aprirebbe cancellando la norma della legge Fornero che lega l’età della pensione alla speranza di vita.

 

Già dal 2020 quei risparmi non basterebbero più e bisognerebbe ridurre anche le pensioni nella fascia inferiore, cioè quelle oltre i 2.370 euro mensili netti: stiamo parlando di circa 670.000 pensionati che costano allo Stato 41 miliardi l’anno. Poiché il congelamento dell’età lavorativa, come detto, costerebbe a regime 16 miliardi, queste pensioni dovrebbero essere tagliate, a regime, in media del 40 per cento. Anche questo è un intervento che difficilmente sopravviverebbe a un ricorso alla Corte costituzionale, in quanto ridurrebbe la pensione molto al di sotto dei contributi versati.

 

Cancellare del tutto la legge Fornero costa molto di più. La Ragioneria generale dello Stato stima («Tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e sanitario», agosto 2017, p. 76) che le norme introdotte da quella legge (tutte le norme, non solo l’aumento dell’età lavorativa: anche la de-indicizzazione delle pensioni, in vigore dal 2012 e che termina proprio oggi) avrebbero prodotto un risparmio di spesa per il 2019-20 pari a circa 25 miliardi l’anno lordi (cioè non tenendo conto delle imposte pagate dai pensionati). Per farvi fronte, il taglio da imporre alle pensioni superiori ai 2.370 euro mensili netti sarebbe del 60 per cento circa.

 

Non c’è quindi alternativa all’allungamento dell’età lavorativa. La retorica di Lega e 5 Stelle farebbe pensare che oggi si chieda agli italiani di lavorare troppo a lungo. I dati dicono una cosa diversa. L’età effettiva di pensionamento in Italia è più bassa che in Germania ed è nella media europea...

 

- prosegui la lettura su corriere.it

 

 


Aggiungi commento