di Mario Arpino
Mentre noi cercavamo di combattere sotto docce e ombrelloni la calura ferragostana, in Medioriente riprendevano tra Gerusalemme e Teheran le periodiche schermaglie sulla bomba.
Con la “cerniera” siriana che scricchiola, l’Egitto di Fratello Morsi in accelerazione verso l’ignoto, il nord del Libano sempre più incline a fungere da santuario per i guerriglieri islamisti e qaedisti che hanno già inquinato il significato iniziale della rivolta popolare siriana, il Consiglio di sicurezza dell’Onu bloccato da Russia e Cina e un’Assemblea che le è da sempre sfavorevole, era naturale che le preoccupazioni di Israele ritornassero in primo piano.
Anche la strana solidarietà tra l’ Occidente e le monarchie del Golfo, rapporto che sembra andare oltre quello economico per espandersi in ambito politico, per Gerusalemme non è certo rassicurante.
Ed ecco che, con un tempismo per nulla strano, il sito israeliano Debka, specializzato in intelligence, a metà agosto si dice certo che la bomba iraniana potrà essere pronta entro ottobre. All’agenzia fa subito eco Benyamin Nethanyahu, il quale, spiegando che il mondo non può consentire all’Iran di divenire potenza nucleare, fa capire che, in assenza di consenso, Israele è in grado di intervenire anche da sola.....
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