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23/12/24 ore

Pino Daniele, un musicista vero, innovatore e disciplinato



di Renzo Arbore 

(da ilsole24ore.com)

 

Ho conosciuto Pino Daniele nel 1977. Allora ideavo e conducevo in Rai L'Altra Domenica. Avevo sentito di questo ragazzo che mescolava la musica napoletana con il jazz, il blues, il rock e che suonava, in un locale di Piazza del Municipio, per un pubblico composto anche da militari e da marinai americani. Mi sembrava interessante. E, devo dire, per tutti questi tratti biografici simili ai miei, era scattata anche una sorta di identificazione: in non poche cose mi ritrovavo in lui.

 

 

Decisi di mandare una troupe dell'Altra Domenica, che allora era una specie di telegiornalone dello spettacolo, a Napoli. Il mio collaboratore Raffaele Cascone si recò a trovarlo. Quel giorno andò molto bene. Lui aveva appena scritto una serie di grandi pezzi: in particolare, ricordo che ebbe l'occasione di presentare ‘Na tazzulella ‘e cafè . Un brano che, poi, avremmo ritrasmesso con grande frequenza anche in radio, io e Gianni Boncompagni, durante la trasmissione Alto gradimento.

 

Fin da allora Pino Daniele aveva una personalità ben precisa e una fisionomia di grande livello. Basti pensare che, a poco più che vent'anni, aveva già scritto canzoni come Terra mia e Napule è (quest'ultimo, un capolavoro composto a diciotto anni e tenuto per un poco nei cassetti) mostrando una vena musicale inedita e inaspettata. Nonostante la giovane età, si profilava già la sua identità – e il suo futuro – di grande innovatore della canzone napoletana d'autore.

 

Una identità che, poi, si è realizzata appieno. In effetti, Pino Daniele è riuscito a fare dialogare e a contaminare la canzone napoletana con il jazz, il rock e il blues, superando la tradizione e facendone qualcosa di totalmente nuovo. La sua originalità è stata proprio questa. Da un lato discendeva dalla vena melodica dei grandi autori napoletani. Ma, allo stesso tempo, ha avuto la forza e l'inventiva, il talento e anche la disciplina per emanciparsi da loro. E, così facendo, per rivoluzionare e modernizzare questa musica. Tanto che, non a caso, rispettava la musica tradizionale napoletana, ma teneva molto a non essere confuso con essa...

 

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