di Stefano Folli
(da ilsole24ore.com)
Come è lontano il giorno in cui il neo-sindaco di Roma, Marino, e il suo collega di Firenze Renzi, candidato alla segreteria del Pd, passeggiavano insieme lungo i Fori Imperiali in procinto d'essere chiusi al traffico. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti.
Ieri la questione romana è esplosa e poi è stata in qualche misura tamponata. Ma non è davvero archiviata, al di là dei provvedimenti economici d'emergenza che ovviamente il governo è costretto a varare per impedire il collasso economico della Capitale. Si potrebbe anzi dire che la frizione fra il governo nazionale e il Campidoglio acquista un valore simbolico e contribuisce a definire alcuni contorni del "renzismo" come fenomeno politico.
Non è irrilevante che il contrasto aspro e duro nei toni abbia riguardato due sindaci: quello di Roma, che nell'intervista a Minoli per "Mix 24" si è concesso un linguaggio assai poco istituzionale, intriso di rancore; e il premier che per sua stessa ammissione ragiona e si comporta ancora come un sindaco (nel senso di voler essere vicino ai normali cittadini).
L'irritazione di Renzi verso Marino va al di là dell'incidente. Il problema è che si è spezzata l'illusione: la speranza che fosse realistica una sorta di "santa alleanza" dei sindaci nel segno della concretezza e del pragmatismo. Non è così, naturalmente, e lo screzio con Roma a pochi giorni dall'insediamento del governo, infrange il sogno. È come se Marino avesse voluto dire che il sindaco-premier di Palazzo Chigi non è abbastanza sensibile ai problemi dei municipi.
Si capisce quindi che la polemica lascerà uno strascico, se non altro di ordine psicologico. Anche perché l'emergenza finanziaria di Roma è una condizione permanente e deriva da cattive gestioni che si sono accumulate negli anni, ben prima dell'elezione dell'attuale sindaco. Intervenire per metterci un tappo così, a fondo perduto, non è certo nelle corde di Renzi.
Tutta la sua ostentata filosofia meritocratica dice fra le righe che l'epoca degli aiuti a pioggia e delle sanatorie indiscriminate è finita. Di sicuro a livello nazionale, ma soprattutto a livello municipale. Perché è proprio lì, nel mito delle buone amministrazioni di sinistra o di destra, che il "renzismo" alimenta il proprio populismo morbido...
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