di Paolo Valentino
(Il Corriere della Sera)
«Siamo di fronte a un'intesa preliminare, che dura sei mesi e comprende un monitoraggio costante: quindi mi sembra un accordo prudente. Ma dopo tanto tempo di gelo è sicuramente un primo passo importante, un risultato parziale ma significativo. Se continueremo tutti quanti a lavorare nella stessa direzione, potrà anche facilitare altri dossier della grande partita diplomatica in corso sul Medio Oriente. Con tutte le necessarie cautele del caso, la mia valutazione è assolutamente positiva».
Emma Bonino ha atteso fino a tarda notte l'annuncio da Ginevra. Il ministro degli Esteri italiano, che stamane avrà un resoconto dei colloqui da uno dei protagonisti, il collega russo Sergei Lavrov, è soddisfatta di un successo, che potrebbe avere ampie ripercussioni.
- Eppure il premier israeliano Netanyahu lo ha definito un «errore storico». Cosa possiamo dire ai dirigenti di Israele, per rassicurarli che questa è la strada giusta?
«Ho letto le dichiarazioni di Netanyahu e Lieberman, ma ho anche sentito toni più moderati da parte di Tzipi Livni. E soprattutto voglio sottolineare il grande buon senso e realismo mostrati dall'ex capo del Mossad, Efraim Halevy, il quale dice che l'accordo non è cattivo, perché, e lo cito, "era ingenuo pensare che gli iraniani avrebbero cominciato a smantellare immediatamente le centrifughe, ma dobbiamo ricordare che da questo momento ci saranno ispettori che controlleranno quotidianamente la situazione". Peraltro la stessa dichiarazione del presidente Obama, piena di cautela, è proprio diretta alle preoccupazioni di Israele. La commissione di monitoraggio, come ha evidenziato anche il collega iraniano Zarif, è un punto cruciale del dispositivo dell'accordo».
- Dal punto di vista degli equilibri interni iraniani, l'intesa rafforzerà Rouhani di fronte ai duri del regime?
«Beh, di gente pronta a rovinare la festa ce n'è sempre. Il problema sarà di capire quale forza hanno».
- Un accordo, pur provvisorio, crea clima, genera ottimismo, innesca nuove dinamiche. Lei lo ha già accennato: che influenza concreta potrà avere sul negoziato siriano?
«Dopo anni di freddo e di blocco della cooperazione internazionale, Ginevra è il secondo segnale di una nuova fase dopo la risoluzione dell'ONU sulle armi chimiche. Il multilateralismo efficace ha una rara chance, che non dobbiamo lasciarci sfuggire. L'intesa apre una finestra di opportunità, che dobbiamo stare attenti a tenere aperta. Sulla Siria dobbiamo lavorare con forza e convinzione. Con Lavrov insisterò ovviamente sulla necessità di una soluzione politica, ma nell'immediato occorre un'azione umanitaria, di fronte a un dramma ormai insostenibile sia per chi è riuscito a fuggire, sia per chi è rimasto nel Paese. Anche gli iraniani hanno mostrato di voler dare una mano, come mi ha confermato il ministro Zarif qui a Roma»...
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