Della nuova e rivoluzionaria prigione di Halden in Norvegia, aperta lo scorso 8 aprile, si era parlato in tutto il mondo con la superficialità e la demagogia tipica degli approcci giornalistici a questo tema: “prigione a cinque stelle”.
Il nuovo Time invece racconta in maniera più attenta e curiosa l’esperimento: capire se sia possibile migliorare il funzionamento delle carceri e dell’applicazione delle pene dovrebbe essere una priorità per le nostre società. Ne scrive William Lee Adams: “Uno sguardo sulla prigione più umana del mondo”.
All’inaugurazione di Halden è intervenuto il re di Norvegia Harald quinto, accolto da un’esecuzione corale di “We are the world” da parte degli agenti penitenziari. Il carcere è costato quasi duecento milioni di euro e il lavoro di dieci anni. Si trova fuori della città, a sudest di Oslo ed è il secondo per capienza in tutta la Norvegia: può ospitare 252 detenuti.
La novità che ha eccitato i cronisti di mezzo mondo è la presenza di uno studio di registrazione, percorsi da jogging, una cucina comune e una foresteria per i parenti che si fermino in visita ai detenuti...
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