L’apertura di Marco Pannella nei confronti di Beppe Grillo nell’XI Congresso nazionale dei Radicali merita di essere approfondita per evitare a nostro avviso possibili fraintendimenti.
La disponibilità del leader storico dei radicali ad offrire a Grillo “i frutti della nostra esperienza politica consolidata” non può infatti essere considerata come un semplicistico invito a creare un legame politico o, peggio ancora, un tentativo di salire sul carro del vincitore.
Troppo evidenti i contrasti sul piano delle proposte di governo e delle convinzioni ideologiche di fondo per pensare che tra Pannella e il capo del Movimento 5 Stelle possa mai nascere un’intesa.
Basta osservare ciò che caratterizza il cosiddetto universo grillino: una visione anti-europeista, che indica nel ritorno alla lira l’unica soluzione alla crisi, il modo assolutamente anti-democratico con il quale viene gestito l’intero movimento (con le furiose polemiche che ne susseguono), una visione di stampo giustizialista del rapporto tra politica e magistratura, una linea di pensiero ambigua sul tema dei diritti umani (si pensi ai tentennamenti sulla tragedia in Siria), un’interpretazione tradizionalista dei rapporti sociali e un maschilismo latente distanti anni luce dal riconoscimento delle libertà di genere, una posizione controversa sulla questione dell’immigrazione, un’idea contorta del dialogo democratico e un dogma qualunquista che conduce ad opinioni fortemente discutibili nel campo dell’economia, della finanza, del lavoro, dell’ambiente ecc.
Cosa resta da salvare dunque, e a chi si rivolge Marco Pannella? Probabilmente a quelle centinaia di migliaia di cittadini ormai stufi dell’asfissiante sistema partitocratrico e del diffuso malaffare che dalla politica si dirama verso tutti i settori della società. Cittadini che stanno dando vita ad una protesta civile di elevata portata, che meriterebbe – cosi ci appare il proposito di Pannella – di essere canalizzata su binari democratici e liberali, invece di essere esternata attraverso un mero ribellismo, oltre che carente di connotati riformatori, fine a se stesso.
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