Ci siamo, da oggi siamo in silenzio elettorale e chi “poteva” ha fatto del suo meglio per far arrivare all’opinione pubblica, attraverso gli strumenti di dis… pardon, d’informazione di massa il proprio messaggio, più o meno distorto e/o fazioso secondo l’opportunità che il mezzo ha concesso, sapendo che il web, senza la sua cassa di risonanza naturale e le dinamiche che la accompagnano, arriva ad incidere poco.
Ora, se non è un mistero che in questo sofferente Paese l’intero sistema informativo si basa su un modello comunicativo quantomeno discutibile, che l’informazione non è per nulla “trasparente” e che spesso alcune posizioni sono soggette a chirurgiche rimozioni (quando non brutali amputazioni), è vero anche che ci aspettavamo, abbiamo visto e abbiamo denunciato questa imbarazzante asimmetria, per quanto riguardava il referendum sulla riduzione dei parlamentari, già da mesi e per come si è sviluppata nel tempo.
Per confermare queste non brillanti aspettative è arrivata la pubblicazione, nella giornata di ieri, quindi come degna conclusione di questo imbarazzante teatrino, di una serie di delibere dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ovvero l’istituzione preposta a garantire un informazione equilibrata (ciò che abbiamo rilevato, non esistere), datate 16 settembre, che “imponevano” a RAI-SKY-LA7 un riequilibrio immediato della situazione che di lì a qualche ora si sarebbe conclusa.
Come anticipavamo una conclusione decisamente e amaramente farsesca che ci fa chiedere, conoscendo, purtroppo, il rischio che queste diventino domande retoriche.
Quale sia il senso delle Autorità di garanzia che non garantiscono altro se non che l’informazione operi in totale dispregio dei principi che stanno alla base della creazione delle stesse e se, anche se la realtà è andata in tutt’altra direzione, c’è ancora possibilità di un equilibrio, che, come dimostrato, non può certo passare per questo tipo di istituzioni.
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