Per lunedì 7 settembre il PD ha convocato la Direzione nazionale, che dovrà assumere la posizione del partito sul referendum costituzionale relativo alla riduzione dei parlamentari. Sul tema il segretario del partito si è già espresso dichiarandosi a favore del SI alla legge voluta dal M5S, anche se ha insistito perché contemporaneamente si vari al più presto la riforma elettorale.
In questo modo, la dirigenza del PD persiste nell’illusione che la crisi politica del Paese possa trovare soluzione attraverso le modifiche del sistema di voto, mentre la sua radice si trova nell’ambiguità dell’ordinamento istituzionale che non sceglie fra premierato e presidenzialismo rendendo l’Italia un’assoluta anomalia fra le grandi nazioni europee.
La fragilità delle democrazie si manifesta quando viene indebolita la sovranità popolare: da tempo quest’ultima in Italia ha subito profonde lacerazioni, prima con leggi elettorali che sottraggono libertà di scelta agli elettori ed ora imponendo una riduzione dei rappresentanti che consegna lo Stato a corporazioni autoreferenziali.
Giustamente, Emanuele Macaluso individua un errore decisivo nella posizione di Nicola Zingaretti: collegando il referendum alla questione del governo, confonde la Costituzione con le sorti contingenti del governo Conte e di fatto politicizza il No, trasformandolo in un voto contrario a questo governo di cui il PD è parte fondamentale.
Il PD nei tre voti che hanno preceduto l’ultimo sulla legge costituzionale ha sempre espresso la sua contrarietà. Solo nel quarto, quello decisivo, ha mutato la sua posizione per pure ragioni tattiche piegandosi all’aut aut dei 5Stelle sulla formazione del secondo governo Conte.
Nel video che qui si allega sono riprodotti gli interventi dei parlamentari del PD nelle dichiarazioni di voto in aula nelle prime tre delibere. Dalle parole di Boccia, Fiano, Morani, Di Giorgi e Ceccanti emergono evidenti le ragioni per respingere la riduzione del numero dei parlamentari, una non-riforma che mortifica la democrazia rappresentativa e fatta in nome della demagogia anti-politica.
Quell’anti-politica che rappresenta il principale strumento del gattopardismo funzionale a preservare i vantaggi delle oligarchie in contrasto permanente con gli interessi reali dei cittadini. Accettando di essere subalterno a tale disegno, il PD pone una drammatica ipoteca sul futuro suo e dell’Italia.
- Riduzione parlamentari: le contorsioni subalterne del Partito Democratico
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