Dal lessico delle pandette medievali ci giunge il proverbio “excusatio non petita, accusatio manifesta” e le dichiarazioni pronunciate dal presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, sembrano proprio corrispondervi.
Secondo quanto riporta un articolo del «Corriere della Sera», a proposito delle polemiche suscitate dalla divulgazione ritardata della notizia relativa ai bonus Covid ottenuti da tre parlamentari titolari di partita Iva, Tridico si preoccupa di smentire che sia stato “un caso montato di proposito, un modo per lanciare il referendum sul taglio dei parlamentari”.
Anzi, nega recisamente ogni suo coinvolgimento e – se non si trattasse della figura a capo di quella che il giornalista Lorenzo Salvia definisce “la macchina più potente di tutta la pubblica amministrazione italiana” – verrebbe da paragonarlo al Tommasino di Natale in casa Cupiello che, quando si scagiona anticipatamente da ogni responsabilità, si scopre davanti a tutti.
Ad aver utilizzato politicamente quell’informazione, in verità, è stato piuttosto il ministro Luigi Di Maio e molto difficilmente si può contestare come quest’utilizzo non abbia ricadute sulla campagna referendaria in corso, laddove sparge nell’opinione pubblica un’ondata di indignazione verso la cosiddetta “casta” ridando visibilità al principale leit-motiv dei fautori della riduzione del numero dei parlamentari.
Se c’è un fatto incontestabile è di certo l’effetto mediatico che è stato ricercato dall’esponente dei 5Stelle. Resta da vedere quale sia il grado di compartecipazione dei vertici dell’INPS in quanto tali.
Fatto sta che, al di là del loro impiego in rapporto al referendum costituzionale, le informazioni riguardo ai bonus distribuiti sono state gestite dall’INPS in modo non propriamente limpido. In particolare, ha colpito come inizialmente ci si sia riferiti a eletti di tre forze politiche (Lega, M5S e Italia viva) e, ventiquattr’ore dopo, il partito dell’ex premier Renzi sia stato tirato fuori in seguito a un colloquio tra il presidente Tridico e il capogruppo di Italia viva Rosato.
Viene da domandarsi a cosa siano servite queste ventiquattr’ore, perché francamente risulta alquanto labile la giustificazione dell’Ente che riconoscerebbe un suo errore nelle procedure di controllo effettuate.
Al silenzio imbarazzato della segreteria di Italia viva, si è così sostituito un quanto mai provvidenziale tripudio: si può solo immaginare da cosa sia occupato l’intermezzo trascorso fra i due momenti e ce lo lascia intuire l’articolo di Salvia, quando ricorda i dissapori sorti fra il presidente INPS e il M5S.
Sullo sfondo rimane, infine, la passività dell’INPS di fronte alle modalità con le quali il governo ha emanato i suoi provvedimenti di sostegno economico, ricorrendo ai bonus. Mentre ora dai suoi uffici si fa trapelare quanto poco li persuadano, al momento della loro introduzione nessun rilievo tecnico è stato avanzato.
Eppure non erano mancate le osservazioni critiche al riguardo, pure espresse su alcuni organi di informazione. Del resto, non ci vuole chissà quale competenza specifica per comprendere come la distribuzione di bonus in assenza di altri parametri (soglie di reddito, finalità d’uso) porti a trasformarli in uno scialo di risorse, utile più a esercitare forme di condizionamento del mercato (come accaduto con le cards pro Amazon o i bonus su acquisti di particolari merci), che non a ridurre gli stati di disagio o a sostenere reali necessità.
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