La gestione dell’emergenza derivata dalla diffusione nel nostro Paese del virus cinese è stata caratterizzata da una serie di criticità, dovute per lo più al prevalere dei condizionamenti di un approccio formalistico e burocratico. Decreti e ordinanze sono andati moltiplicandosi nel corso delle settimane, generando incertezza e conflitti gestionali.
A essere mancato è stato soprattutto un metodo empirico e laico, sostituito da atteggiamenti in linea di continuità con una visione che non coltiva la responsabilità dei singoli e collettiva, ma preferisce dar mostra di interventi attraverso disposizioni che – alla prova dei fatti – si rivelano vuote di contenuto reale e controproducenti.
In vista della cosiddetta “fase 2”, della graduale ripartenza delle attività, è importante che si affermi un metodo diverso, che rovesci la prospettiva e valorizzi la responsabilità di ciascuno. È soltanto dalla raccolta di informazioni sul campo delle varie realtà produttive e commerciali che sarà possibile elaborare un piano per avviare la ripresa.
Più che il confronto di opinioni astratte all’interno di comitati pletorici, serve ora la ricezione delle molteplici e diverse necessità, così da intraprendere con i titolari di imprese ed i lavoratori un percorso adeguato ai bisogni del momento.
È con questo spirito che sono qui riportate alcune osservazioni dell’ingegner Carlo Strassil, che ha avuto concrete esperienze nelle emergenze sulle procedure per una ripartenza in sicurezza della “fase 2”.
È una bozza di approccio che chiarisce in che modo, attraverso la responsabilizzazione, attraverso la sottrazione a meccanismi eterodiretti e subalterni a interessi non sempre visibili, attraverso indicazioni semplici e chiare, si potrebbe realizzare una prospettiva di ripresa non travolta in un contesto confuso, burocratizzato e guidato da chi non ha mai avuto esperienza diretta nei contesti di emergenza sia commerciale che industriale.
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Ripartenza in sicurezza della Fase Due
Nelle disposizioni finora espresse dai diversi soggetti non emergono in maniera univoca, semplice ed inequivoca le prescrizioni vincolanti e non eludibili per la sicurezza di tutti, ai fini applicativi.
Lasciano spazi interpretativi che originano problemi sia per l’applicazione che per il controllo.
Vi è necessità attualmente di una fermezza e chiarezza applicativa per ridurre il rischio, portando in conto che le certezze possono aversi solo con il vaccino. Occorrono regole semplici e sostanziali, riconoscendo che esse possono ridurre ma non abbattere totalmente il rischio.
PER LA FASE DUE
Un modo concreto e attuabile per fronteggiare problemi che riguardano l’organizzazione delle persone e del lavoro in situazioni di emergenza richiede la diretta individuale responsabilizzazione del singolo. E sulla conseguente assunzione personale di un impegno per la sicurezza di tutti da parte della specifica azienda. è indispensabile dover dare fiducia ai nostri imprenditori. Sostanziale ed unica risorsa disponibile nell’immediato.
Occorre attivare un processo individuale in ogni unità operativa (attività commerciale, industriale, professionale etc.) a carico della stessa proprietà aziendale, per garantire il proprio personale, le loro famiglie e tutti i soggetti coinvolti. Ogni azienda per proprio conto e contemporaneamente. Ciò si può concretizzare facendo redigere e depositare prima della singola riattivazione a ciascuna azienda un PSS - Piano Sicurezza Sanitario completo, individuante anche la persona “responsabile” della attuazione e costante rispetto degli adempimenti straordinari previsti dal suddetto PSS.
Leggo che si intende procedere per “FILIERA” e per “CATEGORIE A RISCHIO”. I soliti termini che vogliono dire TUTTO ma anche NULLA sul piano operativo diretto ed urgente.
Come? In che modo si collegano tra loro gli stabilimenti che conducono ciascuno un passaggio della “FILIERA”? Una volta individuato il maggior rischio, che disposizioni differenziate vengono emesse? Solo il diretto conduttore le conosce. E può prevenire.
Non vedo che collegamento ci sia ai fini della sicurezza sanitaria tra “FILIERA” e “SICUREZZA SANITARIA”.. Forse come metodo organizzativo? No comment.
Occorre attivare la responsabilità individuale con un PSS sottoscritto anticipatamente per garantire la sicurezza sanitaria del proprio processo produttivo, vincolante per il titolare della singola attività.
È indispensabile questo percorso ed è anche più rapido. E concretizzabile a breve. Coinvolgere il singolo titolare e la singola azienda è l’unico metodo per anticipare i tempi e per responsabilizzare per l’eventuale danno potenziale connesso ad un mancato o parziale adempimento. Occorre attivare la specifica responsabilità personale e giuridica della proprietà di ciascuna unità operativa.
Tuto ciò si può realizzare con l’obbligo di presentare un PSS preventivo individuale per unità produttiva, con la contestuale individuazione di un responsabile attuativo dei provvedimenti previsti e del loro mantenimento. In analogia alla figura del “Responsabile della Sicurezza sui cantieri”, che deve attuare il “Piano di sicurezza” in fase di esecuzione dei lavori.
Ma con vincoli precisi sulle responsabilità della azienda e del delegato nella attivazione e nella gestione dei provvedimenti di salvaguardia. Alcune aziende hanno spontaneamente attivato un procedimento similare per buon senso e per la vera sicurezza. È un passaggio necessario per la sicurezza anche personale e civile di tutti. E non può essere centralizzato. Deve essere potenziato il sistema di controllo con disposizioni rigorose e senza alee interpretative. Ed il PSS ha lo scopo di favorire tale controllo.
Solo con il contributo individuale e con la responsabilità conseguente del singolo, si può risolvere. Almeno per questa fase. Nell’interesse di tutti.
Con i PSS depositati anticipatamente e vincolanti, anche l’azione di controllo delle Autorità sarebbe canalizzata, più facile e più direttamente applicabile. Verrebbero anche in evidenza, per confronto tra PSS di analoga attività, eventuali carenze od inadeguatezze od integrazioni da far adottare. Ovviamente in un Paese normale.
Al contrario, finora non si riesce a comprendere cosa si stia ipotizzando per realizzare le condizioni della “fase 2”. Si ipotizzano regole generiche, quando occorrono disposizioni dettagliate e specifiche per ciascun processo ed unità produttiva. Soltanto le singole aziende conoscono i dettagli e le logistiche da evitare.
- Come attivare concretamente per ciascuna azienda il PSS (Piano Sicurezza Sanitario)
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