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18/11/24 ore

Crisi di governo: voci dissonanti a sinistra: Macaluso, Cacciari, Bertinotti



Sui social del web, che non contano poco per le determinazioni che devono prendere le forze politiche durante questa crisi, comincia a circolare una battuta: “mezzo mondo vuole che PD e Movimento 5 Stelle stringano un patto di governo… meno buona parte dei loro elettori”.

 

Giornali e talk show, in effetti, accreditano che davvero “mezzo mondo” si muova nel senso di favorire l’abbraccio: dalle stanze del Vaticano agli uffici di Bruxelles, con il contorno del sindacato di Landini che, addirittura, starebbe già approntando parte del programma del futuro dicastero, e delle intromissioni un po’ sopra le righe di importanti politici fuori confine. Trovare voci dissonanti potrebbe quasi risultare un’impresa, ma non è così.

 

Qui interessa annotare alcune di queste voci, che provengono per lo più da personalità dell’area democratica e progressista. A cominciare da Emanuele Macaluso, antico esponente dell’area migliorista dell’ex Pci, che è intervenuto su «Huffington Post» per smascherare l’artificio retorico di quanti evocano persino la togliattiana “svolta di Salerno” per giustificare l’inversione a U impressa da Renzi al PD sull’alleanza coi 5Stelle.

 

 

Un paragone “semplicemente lunare, afferma Macaluso che si domanda: “che c’entra con l’oggi? C’è forse la guerra? Ci sono i tedeschi in Italia? C’è il fascismo durato vent’anni? … La verità è che c’è tutta una parte del mondo politico e anche intellettuale che, in sostanza e anche ricorrendo, come in questo caso a paragoni assai arditi, sta dicendo: il PD si deve bere tutto, pur di fare il governo, costi quel che costi alla sinistra. Questo è il punto: accettare tutto, anche una scelta incomprensibile per il suo popolo, rinunciare a un punto di vista autonomo nella società italiana, pur di fare il governo. E fermare Salvini, come se questo fosse il nazismo, appunto, a tutti i costi”.

 

Sempre Macaluso non si sottrae, più avanti, dall’esprimere il suo giudizio sull’operato dell’ex segretario Matteo Renzi: “È chiaro quel che sta accadendo nel PD, dove l’ex segretario Matteo Renzi sta utilizzando la questione del governo per indebolire il segretario in carica, al punto da far sapere che a lui andrebbe bene Conte, insomma l’importante è che nasca un qualunque governo senza andare tanto per il sottile sul suo profilo politico e culturale… È l’approccio di chi dice “o me o nessuno”, nel senso che “o in un partito comando io oppure tanto vale sfasciare tutto”, senza riconoscere che un partito è una comunità con le sue regole democratiche e un suo stile di convivenza”.

 

Altrettanto critico Macaluso è nei confronti della proposta lanciata da Romano Prodi, al fine di favorire la nascita di una “maggioranza Ursula” fra quanti (PD-M5S-Forza Italia) nel Parlamento UE hanno votato per la neo-presidente della Commissione. In una intervista al sito «formiche.net», dichiara: “Sono contrario a questa prospettiva anche perché vorrei chiedere, non solo al mio amico Prodi, ma a tutto il PD che corre verso il M5S, a chi abbiano fatto opposizione in questo ultimo anno. All’intero governo Conte o solo a Salvini? Ricordo che tutte le leggi contro cui il Pd ha votato, da quella sulla sicurezza fino a quelle che hanno sfasciato il bilancio dello stato, come quota 100 e reddito di cittadinanza, sono state avallate dall’interno governo”. 

 

 

A non dirsi affatto convinto di un patto di governo fra 5Stelle e PD è pure Massimo Cacciari, che in passato non aveva pregiudiziali per instaurare un dialogo con i pentastellati. Oggi, però, in una intervista a «Il Giorno» l’accordo gli appare “indecente” e spiega: “Trovo surreale che, dopo aver sparato a palle incatenate per anni, essersi insultati, essersene dette di tutti i colori, adesso Pd e 5 Stelle cerchino accordi senza aver fatto un minimo di autocritica. Non erano dei populisti terribili? E allora perché tentare un governo assieme? Qualche passo per fare in modo che non appaia una manovra di Palazzo mi parrebbe opportuno”. E rispondendo all’osservazione del giornalista che sottolinea come il più filo-grillino nel PD sia Matteo Renzi, Cacciari esplode: “Ecco, vede? Lui che bloccò con tenacia ogni tentativo! Ma ci vogliamo rendere conto di dove siamo arrivati? A che livello? Così si dà fiato a Salvini”. 

 

Massimo Cacciari contesta anche il cuore della “narrazione” renziana, sull’urgenza dell’accordo per salvare il Paese: “Diciamo che tutta questa catastrofe in arrivo non la vedo. Volete che non si riesca a fare un governo di scopo che rimetta due conti in ordine per la prossima legge di bilancio? Maddai. Certo, andare al voto non sarebbe una bella prospettiva, però drammatizzare troppo mi pare esagerato”.

 

Per concludere riportiamo il pensiero di Fausto Bertinotti, già leader di Rifondazione Comunistaed ex presidente della Camera dei Deputati. Lo intervista sul sito web «linkiesta.it» Piero Mecarozzi, al quale Bertinotti riferisce, un po’ disilluso: “Non ho mai visto una politica così. Tutto questo è un corso, ormai, che si snoda da tempo, peggiora con dei momenti di caduta, ma la tendenza è quella di un’uscita di scena della politica e di una sua sostituzione con materiali di riporto. Che con la politica hanno pochissima relazione. […]stiamo assistendo, da un quarto di secolo, alla recidiva demolizione della Democrazia. Delle forme che abbiamo conosciuto della democrazia: non è un processo breve. Gli elementi che hanno costituito questa riforma sono cominciate … con la sconfitta delle forze che negli anni ‘70 avevano costruito le basi di un cambiamento di modello economico-sociale”.

 

 

Nell’intervista, Bertinotti elenca anche quelle che – a suo avviso – sono state le tappe di questo processo di demolizione, che in Italia si è sviluppato in modo graduale. Dapprima c’è stato “l’avvento del maggioritario che demolisce il rapporto dei cittadini con i partiti, poi [il]  progressivo restringimento del ruolo del Parlamento sostituito inesorabilmente dalla centralità del governo… per poi attuare le grandi manovre culturali che determinano la personalizzazione della politica”.

 

Giunti all’ultimo stadio, Bertinotti rileva la natura profondamente oligarchica del sistema politico, di fatto prigioniero nella gabbia delle influenze economico-finanziarie. Ed evidenzia la debolezza delle forze politiche, emersa anche in questa occasione: “Tutte le forze politiche in campo che si propongono di combattere Salvini - cosa buona e giusta - come lo fanno? Esattamente come nel gioco dell’oca, quando si viene penalizzati si torna alle caselle precedenti: …  il PD, addirittura, retrocede di due caselle, pensando di tornare a un centro-sinistra organico. Come se non fosse stato proprio quel centro-sinistra a spezzare il legame di fondo tra il popolo e la sinistra che ha aperto il varco alla vittoria del populismo”. 

 

E sul possibile governo PD-5Stelle è tranchant: “dentro il recinto della politique politicienne non c’è salvezza. Per la salvezza c’è bisogno di spezzare il recinto. La combinazione di A+B non è diversa da quella di C+D”. (di L.O.R.)

 

 


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