Possiamo considerarlo un must di chi va al governo da Berlusconi in avanti. Soprattutto nei primi mesi, quando alle critiche si risponde un po' scaricando il barile sui predecessori, un po', per l'appunto, chiedendo il tempo necessario e ragionevole per rimettere le cose a posto. Matteo Salvini non sfugge alla regola.
Probabilmente, preoccupato per i mugugni del suo profondo nord, il ministro degli interni si sta accorgendo che la coperta elettorale potrebbe essere più corta di quanto fanno immaginare i sondaggi, per cui il voto crescente nel sud grillino che lo odiava potrebbe essere bilanciato da un calo dei consensi nelle roccaforti produttive del paese. Le prese di posizione del mondo industriale e del commercio a Torino ne sono una dimostrazione e suonano in tal senso come un campanello d'allarme.
In questi mesi sono stati fatti molti debiti con le parole in libertà. Al netto della propaganda ben orchestrata dalla Bestia, il bilancio del governo è sotto gli occhi di tutti. Decreto dignità a parte, che già i suoi danni ha fatto, siamo ancora in attesa dei fantasmagorici provvedimenti che dovrebbero cambiare i connotati all'Italia. Il me ne frego e il tireremo diritto sul 2,4% hanno lasciato spazio al non ci attacchiamo ai deciminali. Ma intanto, più che i numerini, conta sempre la sostanza delle iniziative che finora non induce all'ottimismo.
La decrescita infelice è dietro l'angolo, come ci avverte l'ultimo dato negativo sul Pil. Difficile valutare quanto questo sia davvero dovuto ai primi mesi giallo-verdi e quanto a un trend che parte da più lontano e che chiama in causa anche le politiche di chi ha comandato prima. Una cosa appare certa: il clima di incertezza creato in questi mesi da guapparia verso L'Europa, dilettantismo e approssimazione non ha aiutato e non aiuta.
Salvini da parte sua ha colto l'occasione per prendersela con un nuovo nemico, Confindustria, rea di essere stata silente per anni mentre solo oggi si lamenta, e intanto prepara la manifestazione di Piazza del Popolo a Roma nel giorno dell'Immacolata, mettendo al centro del campagna informativa i nemici che non ci saranno in quel dì di "gran festa". Si può immaginare che il Capitano batterà la grancassa sui cavalli di battaglia della sicurezza e dell'immagrazione. Poco potrà dire sul fronte economico, se non le balle raccontate da mesi che col tempo hanno sempre meno presa.
Ferruccio De Bortoli non a caso ha lanciato il monito ai dioscuri dalle colonne del giornale della borghesia fin qui compiacente: “il periodo di prova è finito”, la popolarita della rete è tanta ma volatile, come ci ricorda la parabola di Matteo Renzi. Giorgetti da questo mise in guardia i suoi fin dall'inizio con la storia della foto del “ducetto di Rignano” da mettere sulla scrivania dell'ufficio come monito. A giudicare dai comportamenti, non è stato fin qui preso molto in considerazione. Vedremo cosa accadrà in seguito. (red.)
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